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Analisi match col Verona: vince lo spirito di gruppo, imprevedibilità offensiva da implementare

Battendo il Verona, la Salernitana regala tre punti preziosi alla sua classifica, toglie un macigno di grande dimensioni dallo stomaco dei suoi supporters che attendevano da anni questo momento e, soprattutto, riesce a placare un principio di inquietudine che stava iniziando a filtrare all’interno dello spogliatoio.
Fa bene Colantuono ad ingigantire pubblicamente la qualità della prestazione della sua squadra, perché questo aiuta il gruppo a creare intorno a sé quel clima di serenità necessario per lavorare proficuamente. Ma le dichiarazioni rilasciate alla stampa al termine della vittoria contro il Verona non saranno sicuramente quelle che il tecnico dovrà dire alla squadra alla ripresa degli allenamenti. Perché anche la prova di ieri, al netto di un saldo spirito di gruppo e della volontà ferrea collettiva di ottenere un risultato positivo, ha mostrato ancora una volta più di una difficoltà tattica. Difficoltà che hanno coinvolto la fase difensiva ed impoverito i tentativi di regalare brillantezza ad una fase offensiva monotematica e sostanzialmente inconsistente.. Per cui sarebbe meglio accantonare in fretta una partita non molto dissimile dalle prime cinque e concentrarsi su un lavoro di campo che permetta alla squadra di conquistare la solidità difensiva e l’imprevedibilità nelle sue azioni d’attacco che abbiamo ammirato solo a sprazzi nelle prime sei giornate. Tutti i componenti dell’organico devono chiedere di più a se stessi, a cominciare dall’allenatore, per innescare un progetto calcistico che sia finalmente in grado di esprimere organizzazione tattica, efficacia ed efficienza. Da questa strada non si può deviare, se si vuol provare ad essere realmente protagonisti e vincenti.

INIZIO DI GARA PROMETTENTE: INCISIVO L’ASSE GIGLIOTTI-VITALE JALLOW, GIUSTE LE DISTANZE TRA MEDIANA E DIFESA.
Schiavi e compagni partono bene, mostrando un paziente ed accorto giro palla dalle retrovie teso a stanare il Verona e ad attaccarlo improvvisamente a sinistra sull’asse Gigliotti-Vitale-Jallow L’ex ascolano, infatti, imposta e avanza, costringe Matos a chiudere le sue sortite e allo stesso tempo impone a Crescenzi, terzino veronese, di alzare il suo raggio d’azione per fronteggiare la libertà operativa di Vitale. Giochino che consente a Jallow di attaccare lo spazio alla spalle dell’ex pescarese e, soprattutto, di puntare Caracciolo, centrale di destra della retroguardia veneta. Soluzione offensiva che porta i granata vicini al gol in due occasioni, ma Odjer non riesce a concretizzarle (fallo di mano e tiro alto sulla traversa).
Ad impressionare favorevolmente è anche l’iniziale compattezza garantita dai reparti di difesa e centrocampo, con i mediani stretti ed i difensori centrali che a turno abbandonano la linea per accorciare sugli attaccanti rivali e limitarne l’azione.

PRIME CREPE DIFENSIVE: IL VERONA PALLEGGIA E LA SALERNITANA FATICA A TOGLIERE L’INIZIATIVA, PERCHE’ GLI ATTACCANTI SONO POCO COLLABORATIVI IN FASE DI NON POSSESSO, MENTRE GLI ESTERNI DIFENSIVI RESTANO SPESSO GUARDINGHI SUL GIRO PALLA DEGLI UOMINI DI GROSSO.
Il promettente inizio dei padroni di casa è anche figlio dell’atteggiamento assunto in campo dal Verona, squadra non mentalizzata adeguatamente sul match e convinta che le basti il compitino per conquistare i tre punti. Come spesso accade nel calcio, un episodio apparentemente insignificante, come può essere l’eluso tentativo di pressing avversario, ha la forza di sovvertire le dinamiche psicologiche delle contendenti. Dopo dieci minuti di marca granata, gli scaligeri comprendono che possono creare problemi alla Salernitana muovendo il pallone, giocando senza palla con attaccanti e centrocampisti, favorendo la partecipazione alla manovra degli esterni bassi Crescenzi e Belkovec. La Salernitana si difende in otto, ma non riesce a togliere l’iniziativa, perché Djuric e Jallov non rientrano per intralciare il giro palla veneto, mentre gli esterni difensivi restano guardinghi e spesso allineati ai tre centrali. Questo atteggiamento costringe le mezzali locali a scivolare sulle corsie esterne, con l’inevitabile sfarinamento della fase di filtro garantita dalla mediana (Colombatto riceve indisturbato la palla tra le linee ma ritarda l’attivazione di Cissè nel corridoio, sprecando un’opportunità decisamente ghiotta).

DIFESA NON SEMPRE REATTIVA SULLE SECONDE PALLE.
Uno dei principali problemi tattici della Salernitana, emerso con continuità in questo primo segmento stagionale, è rappresentato dalla difficoltà della linea difensiva ad accorciare tempestivamente sulla mediana, soprattutto sulle seconde palle. Anche ieri è accaduto nel primo tempo, quando Tupta ha controllato il pallone tra le linee senza subire pressione, prima di voltarsi e servire Cissé a sinistra. La Squadra granata, sorpresa nella sua trequarti, poi ha trovato un rimedio peggiore del male, perché è scappata indietro ed ha permesso all’ex beneventano di servire comodamente Henderson con un semplice cambio di gioco; fortunatamente lo scozzese ha sciupato tutto con un tiro-cross sbilenco. Titubanze emerse anche nel secondo tempo, quando Cissè ha ricevuto palla tra le linee, si è girato ed ha calciato tranquillamente (ma in maniera pessima) verso la porta di Micai

TANTO LAVORO DA FARE SULLE COPERTURE PREVENTIVE
Altro tallone di Achille della fase difensiva granata è la scarsa reattività della retroguardia nell’accorciare prontamente sulla linea mediana quando quest’ultima è chiamata a fare gioco. Un passaggio fondamentale, se non si vuol rischiare di andare incontro a scompensi difensivi quando svanisce (anche a causa di errori individuali) la propria azione offensiva e si deve esser pronti a fronteggiare la ripartenza rivale. Ieri è accaduto nel primo tempo, quando il Verona è ripartito con Matos che è arrivato agevolmente al cospetto di Micai, bravissimo a restringere la porta alle sue spalle. Episodi analoghi si sono verificati pure nei secondi quarantacinque minuti. Prima con Migliorini che ha perso palla in mezzo al campo, con gli altri componenti della difesa, troppo distanti dall’ex irpino, che non sono riusciti ad inibire sul nascere la ripartenza firmata Tupta-Henderson. Poi sull’inutile, doppio cincischiamento di Jallow, il quale ha smarrito il pallone e permesso al Verona di ripartire pericolosamente, con la difesa granata a distanza siderale dal resto della squadra e in netta difficoltà a leggere la controfuga di Crescenzi e Tupta; Gigliotti, però, ha rimediato con un affannoso tackle.

FASE OFFENSIVA MONOTEMATICA E AFFIDATA AGLI SPUNTI DI JALLOW. MANCANO MEZZALI PROTAGONISTE E UN ATTACCANTE CHE TENGA LEGATI I REPARTI.
Il primo tempo granata non ha fornito altri argomenti offensivi oltre alla sinergia inizale sulla fascia sinistra volta a liberare l’esplosività nello spazio di Jallow. Da segnalare, infatti, solo un perfetto cambio di gioco di Di Tacchio che pesca l’avulso Casasola, e il tentativo dell’attaccante gambiano di entrare nel campo, saltare avversari e creare superiorità numerica sul fronte opposto. Troppo poco per una compagine che vuole recitare da protagonista. Si avverte, inoltre, l’assenza di un attaccante che giochi con i compagni e procuri spazi agli stessi. Così come appare evidente la scarsa incisività delle mezzali di centrocampo, calciatori impegnati più a presidiare gli spazi che ad attaccare la trequarti altrui. Anche perché l’atteggiamento compassato della squadra, subendo spesso l’iniziativa avversaria, finisce per depotenziare le inclinazioni naturali di un interno abile negli inserimenti qual è Castiglia.

INIZIO RIPRESA NON CAMBIA IL COPIONE TATTICO DEL MATCH: IL VERONA PALLEGGIA PAZIENTEMENTE, IN ATTESA DEL VARCO GIUSTO. ATTACCANTI GRANATA NON AIUTANO LA FASE DIFENSIVA E CONQUISTANO POCHE SECONDE PALLE.
Gli uomini di Grosso ripartono assumendo il pieno controllo del centrocampo, dando vita ad un palleggio prolungato, a tratti stucchevole ma anche teso a trovare pazientemente il varco giusto. Il loro compito, ancora una volta, è facilitato dall’apatia in fase difensiva degli attaccanti granata, i quali non rientrano per sbarrare la strada alla circolazione di palla veneta. Accade così che Crescenzi viene servito nel corridoio di destra, ma il suo insidioso cross in corsa viene stoppato dal tackle di Schiavi, il quale subito dopo s’infortuna e lascia il posto a Migliorini. Il sacrificio in fase difensiva delle punte lo si noterà in una sola occasione, sul finire di gara, con l’isolato ripiegamento di Vuletich sul versante sinistro. Un contributo che sarebbe stato di fondamentale importanza ed avrebbe ridotto la pressione ospite nell’ultimo segmento del match. Ed evitato, probabilmente, anche la necessaria fallosità di un generoso Odjer (2 volte), impegnato nel raddoppio esterno e nel contrastare la manovra veneta che scivolava da un fronte all’altro del campo. Due punizioni che hanno ancora una volta esaltato la reattività felina di Micai, abile su Tupta e sul tiro a botta sicura di Laribi.

SALERNITANA TOTALMENTE ASSENTE IN FASE OFFENSIVA, MA TROVA L’EPISODIO CHE LE REGALA I TRE PUNTI.
Il secondo tempo di Jallow e compagni, infatti, è a dir poco asfittico, caratterizzato da oltre venti minuti di buio totale. Un unico lampo è rappresentato da una splendida apertura di Di Tacchio che pesca Vitale a sinistra ma non approda a nulla di significativo. Ed è ancora l’ex irpino a trovare la sventagliata giusta per servire a destra Casasola, il quale chiude la triangolazione con Vuletich (subentrato a Djuric) servendo un preciso assist per la testa di Jallow, bravo a capitalizzare l’unica occasione importante creata dalla squadra, ma anche ad approfittare di una retroguardia veronese piazzata malissimo. Un gol che non sarà seguito da iniziative offensive più fluide e registrerà solo un contropiede sciupato da Vuletich ed un colpo di testa fallito da Bocalon (subentrato a Jallow) a pochi metri da Silvestri.

Da quanto detto, pertanto, si evince che la prestazione della Salernitana è stato tutt’altro che esaltante e necessita, alla ripresa dei lavori, di un’accurata rivisitazione a freddo. La squadra ha dato tutto, ha dimostrato di voler evadere dal momento delicato che stava attraversando, ma l’impegno e l’applicazione dovranno essere supportati in futuro da argomenti tecnici e tattici più significativi. Quanto visto nelle prime sei partite difficilmente riuscirà a regalare alla squadra il ruolo di sicura protagonista.

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