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Verona-Salernitana, lettura tattica: prima ora aggressiva, dopo i cambi perse misure e coraggio

Verona-Salernitana ha rispecchiato appieno i parametri del classico match di serie B. Le attese di chi auspicava un match spettacolare sono subito deluse da due squadre che, con potenziali tecnici sopra la media, danno vita ad un incontro fisico, di corsa e scontri, di rincorse e recuperi. Tatticamente nulla di nuovo rispetto alla vigilia con un Verona schierato in un 4-3-3 non “scontato” e la Salernitana che conferma il 3-4-1-2.

Il pacchetto arretrato scaligero è risultato spesso sfalsato con uno scivolamento a destra, creando così una linea difensiva a tre (soprattutto in fase di possesso) con Vitale più stretto verso il centro (per intenderci verso l’insuperabile diga eretta da Dawidowicz) e Faraoni, senza dubbio match player della serata, a fare il quinto largo e alto a destra. La Salernitana, come spesso accade, non riesce a dare continuità al proprio atteggiamento tattico: un deficit fisico di preparazione, oltre che una mancata consapevolezza e convinzione dei propri mezzi. Se a questo si aggiungono anche una lettura errata dell’allenatore, mista magari anche alla bravura e alla superiorità dell’avversario il quadro è completo.

Una cosa è certa: fino a quando i granata restano aggressivi in fase di non possesso sono capaci di dominare e di rimanere in partita. Ieri sera la luce si è spenta al 65’, proprio quando D. Anderson viene atterrato in area di rigore senza che Serra se ne ravveda, ovvero fino a quando i “quinti granata” pressavano i terzini avversari. La Salernitana non è capace di gestire il Verona, ha la necessità di “prenderlo” alto, dovrà e potrà migliorare poi la fase di costruzione con il perfezionamento della condizione fisica di alcuni giocatori costretti a giocare più del loro minutaggio (Minala continua a non reggere e Calaiò al momento dispone di un’ora scarsa di autonomia).

Ironia della sorte, dopo esattamente un’ora di gioco muta qualcosa. Gregucci avrebbe potuto – o meglio dovuto – intervenire in maniera differente nei cambi. Non è in discussione l’uscita di Jallow (possono esserci motivazioni a noi sconosciute), ma è incomprensibile l’idea tattica della scelta. Il trainer granata ha espresso la necessità di avere più gamba in fase di possesso e corsa in quella del recupero della stessa, nel motivare la scelta di D.Anderson per l’ivoriano. Alla luce dei fatti questo si è rivelato un errore tattico fatale: togliere la fisicità e la profondità di Jallow ha permesso a Faraoni di affondare come il burro su quella fascia.

C’è di più. Lopez, inspiegabilmente, ha iniziato a rincorrere più che a contrastare Faraoni ed il gol nasce proprio da questa situazione tattica. Perché invece di sostituire Jallow non s’è pensato di far rifiatare l’esausto Calaiò’ con un’altra punta? Forse non c’erano attaccanti in panchina…? Ma soprattutto: Gregucci ha piena fiducia nella rosa a sua disposizione?
Ultima annotazione: quando la Salernitana si schiera con i due Anderson la squadra si sfilaccia, perde fluidità nella circolazione della palla, gli spazi si riducono o meglio, il portare di palla li riduce (Roi Michel Platini ripeteva “bisogna fare sudare la palla”). La confusione tattica genera frenesia, portandosi dietro imprecisioni tecniche, scelte sbagliate ed inutili nervosismi. La speranza è che Gregucci non riprenda ad impiegare giocatori fuori ruolo.
La Salernitana avrà il coraggio un giorno di osare, di non fare una mossa in risposta a quella dell’avversario, ma di scegliere per offendere e dominare e di non rispecchiarsi nell’altro? Le occasioni sono ancora tante e soprattutto nelle partite casalinghe si attende l’idea, la volontà ed il coraggio di dominare

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