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A Livorno il solito “registro”: rivoluzione solo abbozzata, Salernitana carente in tutti gli aspetti fondamentali

Livorno-Salernitana ripercorre e rispecchia il livello di questa categoria. Breda, trainer amaranto, conferma il suo cliché: linea difensiva a tre con Gonnelli, Di Gennaro e Bogdan bravi nel giro palla e soprattutto abili a conquistare campo, mai piatti ma preparati a muovere la palla sempre con traiettorie di 45 gradi rispetto al compagno e mai orizzontalmente. Due registi bassi (Luci e Rocca) a schermare, riconquistare palla e tecnicamente abili a ricostruire; tre attaccanti (Dumitru, Murilo supportati da Diamanti) capaci di svuotare e riempire gli spazi, abili nella rotazione delle posizioni e pronti a uscire fuori linea per far male ai lenti e compassati avversari. La fotografia della vittoria del Livorno è francobollata dall’azione del gol che ha segnato la vittoria labronica.

Jallow perde l’ennesima palla (o meglio, sbaglia l’ennesimo controllo), verticalizzazione veloce per Dumitru che porta fuori linea il centrale avversario Migliorini, scarica a Diamanti che apre il gioco in ampiezza, cross nel cuore dell’area che Rocca – in netta superiorità numerica – riesce a finalizzare nel migliore dei modi. E la Salernitana? Gregucci all’indomani della sconfitta interna con il Crotone non aveva esitato a lanciare il grido d’allarme: “Da oggi si cambierà registro”, tuonò il trainer granata. A conti fatti l’unica rivoluzione in terra toscana sarebbe rappresentata dalla rinuncia del “fantasista” per l’inserimento di un centrocampista interno.

La squadra si dimostra per l’ennesima volta carente tecnicamente, sempre in ritardo sull’avversario, debole emotivamente oltre che tecnicamente incapace di tradurre il lavoro settimanale. Incapace a tradurre o impreparata ad eseguire? La domanda sorge spontanea. Da troppo tempo a questa parte ogni avversario si dimostra più in palla, più pronto a livello nervoso, tatticamente più sagace oltre che tecnicamente più forte della compagine granata.

Sono trascorsi tre mesi dall’insediamento in panchina di Gregucci, un lasso di tempo sufficiente per tracciare una linea tecnica: il tempo giusto per iniziare a vedere una direzione tattica di una squadra. A questo quadro vanno aggiunti tre aspetti. Il primo è tecnico: la Salernitana è fisicamente possente, ma lenta e insufficiente qualitativamente in parecchi dei suoi attori.
Il secondo aspetto è concatenato al primo e può aiutare a spiegare l’incapacità di Colantuono prima e Gregucci poi di dare un’impronta tattica ben definita. Il terzo punto è definibile come “spirituale”: una squadra è tale quando essa si allena, vive e gioca mettendoci anima e coraggio. Il cuore non si compra al calciomercato, non s’allena, si costruisce negli stanzini spesso ubicati sotto le tribune degli stadi. Lì dove ad ogni componente (giocatori, dirigenti o magazzinieri che siano) trasmetti unità di intenti, appartenenza, amore per una maglia, onore per una città.

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