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Altalena di emozioni nel 2019: dallo spareggio col Venezia al Centenario, in soffitta l’anno più buio dell’era Lotito-Mezzaroma

Un anno di emozioni, nel bene e nel male. Un 2019 sull’ottovolante per la Salernitana che ha conosciuto, come nella sua ormai centenaria storia, attimi di sofferenza inaudita seguiti dalla gioia di qualche piccolo exploit. Ciò non toglie che quello che va in soffitta sia stato l’anno più buio, per una serie di numeri e componenti, della gestione Lotito-Mezzaroma. Proprio quello del centenario.

IL CAMPO
La vittoria a Palermo, alla ripresa del torneo, aveva illuso tutti. I primi sei mesi del 2019 si sono rivelati stupefacenti… in negativo. Solamente quattro vittorie in cascina e ben undici sconfitte, cinque di queste consecutive, che hanno condannato i granata, dopo settimane di guerra a suon di carte bollate, al playout con il Venezia. Tra i vari capitomboli, pesantissimo il tonfo interno (2-5) contro il Carpi dell’ex Castori praticamente ad un passo dalla retrocessione. Sarebbe bastato un solo punto per evitare la spigolosa appendice di fine stagione con i lagunari. Invece, nulla da fare: granata in palese encefalogramma piatto, la scossa non è riuscita all’ultima di campionato a Pescara nemmeno al subentrante Menichini chiamato (in ritardo?) a sostituire Gregucci in palese confusione. Nonostante queste premesse, la Salernitana è riuscita a guadagnare il mantenimento della categoria in virtù del successo ai rigori contro il Venezia nella drammatica (sportivamente parlando) sfida del Penzo. Ci pensarono Alessandro Micai con alcune parate portentose e Francesco Di Tacchio a rispedire in paradiso i tifosi granata, dopo aver annusato le fiamme dell’inferno nel catino dell’impianto lagunare, con la squadra in inferiorità numerica per la maggior parte della partita in seguito al rosso inflitto a Minala, tramite controllo VAR.

Cambio netto, almeno a livello di idea di gioco, con Ventura. Menichini, infatti, nonostante la salvezza e il rinnovo contrattuale automatico, non rimane al timone della nave granata. La Salernitana riparte dall’ex C.T. della Nazionale Italiana e, come sempre negli ultimi anni, conosce un avvio sprint (tre vittorie nelle prime quattro gare) per poi avere il classico momento di blackout a livello di prestazioni, a cavallo tra novembre e dicembre, chiudendo a metà classifica il girone d’andata con i playoff distanti una sola lunghezza (ma anche il fiato sul collo dei playout, solo quattro i punti di vantaggio). In generale, in questo anno solare il cavalluccio ha raccolto 40 punti in 37 match. Un rendimento peggiore, nella recente storia granata, avuto solamente nel 2003 (38 punti in 42 match). La sensazione è che peggio di questo 2019 non si possa fare. Le basi sembrano essere diverse, ma senza salto di qualità a livello mentale sarà difficile raggiungere un traguardo importate come i playoff che, mai come quest’anno, sembrano alla portata di tutti.

I TIFOSI
L’anno del Centenario sarà ricordato anche come l’anno della fuga dell’Arechi da parte dei supporters dell’Ippocampo. A partire dalla diserzione dello scorso 30 marzo avvenuta con il Venezia, con striscioni e presenza all’esterno dell’impianto di Via Allende di alcuni gruppi della Sud. Protesta inasprita nella gara con il Cittadella con solamente 2910 spettatori sugli spalti, 1179 dei quali abbonati. Uno dei dati più bassi degli ultimi anni. La situazione, ormai rovente, precedeva l’incontro tra società e una rappresentanza di tifosi a Villa San Sebastiano da cui nacque il famigerato comunicato sul sito ufficiale della Salernitana in cui viene promesso “l’impegno a voler perseguire per il prossimo campionato il raggiungimento del massimo obiettivo sportivo possibile ossia la promozione in massima serie”. Nero su bianco, la promessa che evidentemente non è stata poi fatta a Ventura in questa stagione. Una promessa che Lotito ha confermato agli organi di stampa (non Mezzaroma) e che molti tifosi mettono davanti a tutto.

Tornando al finale dello scorso campionato, la protesta rientrò parzialmente nelle ultime sfide interne contro Cosenza e Venezia, gara dei play-out vinta per 2-1. Non senza divisioni e polemiche intestine. Dieci giorni dopo la salvezza in B decretata dal tiro dal dischetto di Di Tacchio, Salerno e provincia hanno reso onore alla centenaria storia della Salernitana con un’onda granata che ha attraversato la città tra la manifestazione partita dal Vestuti alla kermesse che si è tenuta in Piazza della Concordia con le vecchie stelle granata. Alcune di queste hanno partecipato, il giorno dopo, a un’esibizione sulla sabbia di Santa Teresa. Un evento che ha unito ancor di più tutti i tifosi granata è stata la mostra al Parco dell’Irno dell’Associazione 19 giugno 1919: un tuffo nella storia dell’Ippocampo tra le maglie di tutte le stagioni e alcuni protagonisti delle vicende del cavalluccio. Un centenario che, nonostante i tentativi di unione, ha visto anche molta disunione. Si vedano i rapporti notevolmente incrinati tra la Salernitana e l’amministrazione comunale.

Nelle ultime settimane – con il dolore nel cuore pera la dipartita dei giovani Melissa e Antonio – si è ripresentata una situazione simile a quella vissuta nei primi mesi del 2019: monta la contestazione sugli spalti dell’Arechi. Cori contro società, dirigenza e giocatori a cui si è aggiunta anche la vicenda Jallow, protagonista di una veemente reazione nei confronti dei tifosi nel corso di Salernitana-Crotone. Il calciatore gambiano ha chiesto scusa, ma i tifosi non dimenticano e anche contro il Pordenone, nell’ultima gara interna, l’attaccante è stato sommerso di fischi al momento dell’ingresso in campo.

 

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