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Balata al CdS su playout e Palermo: “Necessità di chiudere torneo, tutelare chi investe con lealtà”

All’indomani dell’ennesimo terremoto in Serie B, con la cancellazione dei playout e la retrocessione d’ufficio del Palermo all’ultimo posto della graduatoria, il presidente della lega cadetta, Mauro Balata, è intervenuto al forum del Corriere dello Sport, intitolato “Il calcio che vogliamo”, toccando anche i temi della stringente attualità. “Dopo un anno vissuto in maniera serena con un campionato che ha prodotto bel calcio, una competitività arrivata fino all’ultima giornata e col Var che arriva già negli spareggi post season, non mi aspettavo di trovarmi catapultato in una vicenda che parla di fatti legati a tre stagioni fa – il commento di Balata – La decisione del Tfn è arrivata ieri mentre eravamo riuniti nel consiglio direttivo e parla di fatti molto gravi. Io sono un garantista, però devo dar conto a tante società che hanno investito, c’è esigenza di chiudere il campionato, per via di tanti motivi. Ad esempio il Var, la cui programmazione ci ha creato problemi di varia natura, o il problema di molte società che devono liberare giocatori per le nazionali. Allora, mi sono chiesto per quale motivo dovesse esserci una tempistica così atipica che non è in linea con esigenze di un campionato professionistico, dove andare in A, B o C significa spostare milioni di euro. Riflettiamo, le regole vanno cambiate con urgenza, se il sistema di controlli deve essere credibile, deve funzionare, altrimenti lo si affidi ad altri. Io mi batto per la trasparenza, le regole e la legalità: e fatti gravi che iniziano tre stagioni sportive prima, avrebbero dovuto essere gestiti in modo diverso“.

Prima ancora, Balata aveva ripercorso anche le tappe estive: “Sono arrivato in questo mondo trovando grandi divisioni e conflittualità che, con l’aiuto di quelli che erano e  sono i miei presidenti, sono riuscito a superare in tempi molto rapidi. Questa estate mi sono reso conto che ci sono esigenze e riforme da portare avanti che però non si riuscivano a deliberare da anni, che avrebbero dato possibilità a tutto il calcio di ristrutturarsi, ripartire, avere una maggiore sostenibilità e credibilità. Siamo entrati in un girone infernale quando abbiamo preso quelle decisioni del campionato a 19, lo riconosco. Anche emotivamente fu momento difficile ma credo che alla fine dei giochi siamo riusciti a fare la nostra riforma. C’erano delle regole che disciplinavano i ripescaggi che hanno creato un contenzioso schizofrenico provocato da liti tra società che chiedevano l’interpretazione di questi criteri. Un contenzioso per certi versi finito un mese fa, per altri va ancora avanti. Noi abbiamo cercato di far crescere il nostro mondo, producendo una riforma che ha portato frutti non solo economici: abbiamo dato maggior appeal al campionato, più forza, strutturato rapporti con licenziatari più credibili e partner commerciali. Stiamo cercando di strutturare regole interne più chiare, trasparenti, che abbiano maggiore applicabilità. Ma abbiamo bisogno anche del contributo della federazione, di una giustizia sportiva che abbia tempi certi, certificati e rapidi”.

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