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Balata rilancia: «Non mi dimetto, sarebbe il caos. Multiproprietà deve essere regolamentata»

Mauro Balata, presidente della Lega B, non si dimette, ma rilancia. In una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport, l’avvocato sardo nonché numero uno della serie cadetta ha raccontato la sua versione dei fatti dell’assemblea dello scorso 19 giugno: «La maggioranza delle società è dalla mia parte. Nessuna intenzione di dimettermi e nessuna richiesta di farlo. Sarebbe il caos. Ma poi perché mai dovrebbe avvenire ciò? Considerando gli otto club arrivati dalla A e dalla C, c’è una larga maggioranza sulle posizioni che rappresento. Che sono quelle dell’autonomia della Lega, nel rispetto della trasparenza e delle regole e di chi crede nel risultato sportivo del campo. Abbiamo provveduto a impugnare l’accordo sulla separazione dalla Lega di Serie A che risaliva al 2009, anche perché mai onorato e rischiava di andare in prescrizione. Dopo quella sulla trasparenza delle norme e dei controlli, la vera battaglia da fare e su una più equa ripartizione delle risorse. Dobbiamo rivendicare i nostri diritti come Lega, restando compatti».

Sull’ipotesi di una Lega spaccata e divisa al suo interno, Balata chiarisce una volta per tutte: «Non mi sembra proprio, al di là dei soliti noti. D’altra parte i risultati del lavoro svolto sono sotto gli occhi di tutti. Nello scorso campionato, solo dal punto di vista economico, abbiamo distribuito circa 6 milioni di euro di media a club, con un incremento netto di 1,4 milioni. Per non parlare dell’aumento degli spettatori nei nostri stadi (+5%) e dello storico utilizzo del Var nei playoff e nei playout, prima Lega di B al mondo a sperimentare le nuove tecnologie del Video Assistant Referee».

Sulle vicende degli ultimi mesi: «Se abbiamo nuovamente rischiato un cortocircuito la responsabilità non è della Lega di B. Semmai delle regole che hanno dato adito a interpretazioni contrastanti. Dal primo giorno del mio mandato ho affermato e ribadito che bisogna avere regole univoche, certe, applicabili senza vie di fuga e nei giusti tempi. Oltre a controlli certificati, magari da enti autonomi esterni agli organismi messi a disposizione della giustizia sportiva. Non influenzabili. Per non parlare dei conflitti d’interesse e delle multiproprietà che andrebbero regolamentate. E’ una questione di legalità e di trasparenza, valori a cui si ispira la mia Lega. Altrimenti il sistema non è più credibile». 

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