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Cinque anni fa se ne andava Giuseppe Soglia: sotto la sua presidenza, il ritorno in B nel ’90

Ricorre oggi il quinto anniversario della morte di Giuseppe Soglia, che fu presidente della Salernitana dall’aprile del 1987 fino al 5 marzo 1991, giorno in cui si dimise, detenendo comunque la proprietà del club fino al luglio dello stesso anno, quando decise di cedere la società al gruppo riconducibile a Pasquale Casillo.

Il costruttore originario di Castel San Giorgio ha scritto una pagina importante della centenaria storia del club, riportato in serie B nel 1990 dopo venticinque anni di inferno in terza serie. Ad un lustro dalla sua dipartita, Soglia è stato ricordato ieri sera dal figlio Gerardo sulle frequenze di Liratv: “La passione che aveva per la Salernitana era superiore a tutte le altre della sua vita, difficilmente potrà esserci un presidente con il suo stesso cuore, è nato ed è morto tifando per i granata. Prima della partita era sempre molto teso anche se non lo dimostrava. Era inavvicinabile anche per noi parenti. Ricordo il suo primo giorno da presidente, era stato appena nominato ed eravamo al Vestuti. Io pensai di poter entrare gratis allo stadio, perché ero suo figlio. Invece mi disse che sarei stato il primo a dover comprare il biglietto. E così fu”.

Sotto la gestione Soglia approdarono a Salerno calciatori di indiscutibile valore anche prima dell’annata della promozione, in cui venivano costruite rose dichiaratamente per il salto di categoria, non lesinando investimenti, ma spesso incappando in incidenti di percorso. Rilevò il club nell’aprile dell’87 dalla Fi.Sa. presieduta da Augusto Strianese, sul finire di una scialba stagione che vide l’ippocampo evitare la retrocessione. Ancora oggi, è forte il ricordo di chi c’era in quell’affollatissimo Cinema Capitol nell’estate di 32 anni fa per la presentazione dell’allenatore, Claudio Tobia, e dei calciatori, molti dei quali volponi della C1 (Sciannimanico, Di Battista, Morganti, Cozzella, Di Maria), più qualche giovane interessante come Campilongo, a cui si aggiunsero anche Renzi e De Falco. Non andò bene: Tobia saltò a fine febbraio, al suo posto Clagluna portò la squadra a terminare il campionato a metà classifica. Nel 1988, il colpaccio Di Bartolomei: Ago fu ingaggiato dopo la scadenza del suo contratto col Cesena e fu capofila di una squadra che avrebbe dovuto cancellare la delusione dell’anno precedente, con Alberti dietro la scrivania al posto di Fedele e Carlo Soldo in panchina. Anche in tal caso, le cose non andarono come sperato: Soldo saltò subito, arrivò Pasinato e una squadra sulla carta esperta (c’erano pure Incarbona, Della Pietra, il rientrante Pecoraro, Dalla Costa, Romiti e Sacchetti, tra gli altri) non riuscì nell’intento. Di Bartolomei fu a sorpresa messo fuori rosa dal tecnico, che a gennaio fu esonerato (Leonardi al suo posto): la Salernitana evitò la retrocessione di un punto. Ma nel 1989/90, al terzo tentativo, Soglia ci riuscì con Franco Manni diggì e Giancarlo Ansaloni in panchina. E poi Battara, Nieri, Della Pietra, Di Sarno, Ferrara, Incarbona, Somma, Torri, Della Monica, Di Bartolomei, Di Battista, Donatelli, Pecoraro, Saracino, Carruezzo, Gonano, Lucchetti e Zennaro.

 

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