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Dal provino col Benevento alla Nazionale: Mazzocchi scatta in… azzurro

Dal campo della scuola calcio “Carioca” di Barra a quello di Coverciano. Pasquale Mazzocchi ha indossato per la prima volta oggi l’azzurro (foto dal profilo Instagram della FIGC) per l’allenamento agli ordini di Roberto Mancini. L’esterno granata ora aspetta di indossarlo anche in gare ufficiali, la prima occasione venerdì prossimo contro l’Inghilterra a Milano. La chiamata del Mancio è stata il premio alla grande seconda parte di scorsa stagione disputata con la Salernitana e al grande inizio di quella attuale che lo ha inserito di diritto tra gli esterni più incisivi della Serie A. Nelle foto si vede un Mazzocchi, carico, pimpante e… scattante proprio come con la Salernitana. L’azzurro della Nazionale è il premio ad una carriera iniziata dal basso.

 

 

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“Miezu kilo” partito da Benevento

Il piccolo “Pako” coltivava la passione calcistica, ma allo stesso tempo provava ad aiutare la famiglia, facendo il fruttivendolo. A sedici anni la prima occasione arrivò con la maglia del Benevento, grazie ai sacrifici di mamma e papà. A fine 2011 Mazzocchi sostenne infatti un provino con i giallorossi e fu aggregato a gennaio con gli allievi nazionali; la permanenza in giallorosso durò solo sei mesi, prima del passaggio al Verona. “Era un ragazzo molto empatico, silenzioso ed educato. Ascoltava molto i miei consigli ed in campo era diligente, aveva grande voglia di imparare – racconta il suo allenatore nel Sannio Luciano D’Agostino – Gli mancava però un po’ di cattiveria perché non riusciva a far vedere le sue qualità. Aveva un gran passo e tecnicamente era molto valido. All’inizio giocava più basso, da terzino, ma io cominciai a spostarlo più alto perché sapeva dribllare e crossare.

Gli dicevo che non doveva avere una posizione fissa, forse per questo sa giocare su entrambe le fasce. Venne in prova verso dicembre e decidemmo di metterlo dentro perché aveva grandi prospettive. Fui io a parlare con i genitori, brave persone che avrebbero dovuto fare grossi sacrifici e gli dissi che poteva valerne la pena per Pasquale. All’epoca non aveva neanche un tatuaggio ed era molto esile, ricordo che durante le cene di squadra era il cantante designato dai compagni. Rimase però pochi mesi perché a giugno si svincolò”.

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