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Dalla finale col Verona ai rigori di Venezia: dieci anni di storia tra fallimento e rinascita

Volge al termine un altro decennio nella storia ormai centenaria della Salernitana. Gli anni dieci per i colori granata sono stati caratterizzati da continui alti e bassi, segnati dal fallimento della gestione Lombardi, dall’arrivo di Lotito e Mezzaroma, dalla parentesi Salerno Calcio e il ritorno dei beni immateriali, passando per la risalita nel calcio professionistico e un lustro di assestamento in cadetteria.

Riassumere quanto è accaduto nel giro di dieci anni, di questi dieci anni, non è opera semplice. Un decennio iniziato con la retrocessione in Serie C nel campionato 2009/2010, uno dei più negativi della storia granata. La squadra, allenata in successione da Brini, Cari e la coppia Grassadonia-Cerone, terminò la stagione all’ultimo posto con 17 punti. Una retrocessione diventata matematica addirittura a metà aprile dopo il 5-2 di Empoli, all’indomani della morte di Carmine Rinaldi¸il “Siberiano”, volto storico ed indimenticato del tifo granata.

Il campionato successivo, superate le grane per l’iscrizione, la Salernitana di Breda parte nell’incertezza. Con l’ausilio del ds Nicola Salerno e una società, capeggiata da Antonio Lombardi, sempre più distante, i granata partono bene, salvo incappare in una crisi invernale che porterà i tifosi alla contestazione.

Una contestazione dimenticata nei primi mesi del 2011 quando quella squadra guidata dagli esperti Fava, Carrus, D’Alterio, Murolo, Caglioni e dai giovani Fabinho, Jefferson e Ragusa arriverà a giocarsi la promozione in Serie B con il Verona, nonostante mesi di stipendio arretrati e un futuro societario tutt’altro che roseo. Non basterà un Arechi infuocato a ribaltare il 2-0 maturato al Bentegodi nella finale d’andata dopo l’incredibile semifinale contro l’Alessandria di Sarri. I giocatori lasciano il terreno di gioco in lacrime. Lacrime condivise dai tifosi, ormai certi del fallimento, il secondo nel giro di pochi anni.

Il 26 luglio 2011, dopo il fallimento della Salernitana Calcio di Antonio Lombardi, viene fondato il Salerno Calcio. A capo del progetto, Claudio Lotito e Marco Mezzaroma, scelti dall’allora sindaco Vincenzo De Luca per far ripartire il calcio cittadino. Nel giro di poche settimane i due soci e cognati costruiscono una squadra di livello: il tecnico è Carlo Perrone, i dirigenti di riferimento Carlo Susini e Danilo Pagni. Il Salerno Calcio, in maglia blaugrana e con San Matteo sul petto ottiene l’affetto di buona parte della tifoseria, in  attesa del ritorno dei beni immateriali.

Montervino e soci, partita dopo partita e non senza difficoltà, riescono a centrare l’impresa dell’immediato ritorno tra i professionisti. Decisiva la sfida interna col Monterotondo grazie ai gol di Biancolino.

Altra estate, altra corsa, questa volta con i veri segni distintivi. Il 12 luglio del 2012 Lombardi si accorda con Lotito e Mezzaroma per la cessione di denominazione storica e logo: torna così in campo l’Unione Sportiva Salernitana che farà il suo debutto – seppur non ufficiale – in una amichevole estiva con la Lazio. Scontri tra tifoserie all’esterno, granata battuti in campo ma grande entusiasmo tra la gente, innamorata dei propri colori e della propria storia. Quella Salernitana nascerà sotto la gestione di Massimo Mariotto come direttore sportivo e con un salernitano in panchina, Giuseppe Galderisi. Ancora una volta viene allestito un organico importante con nomi come Molinari, Mancini, Ginestra e Guazzo aggiunti ai riconfermati Giubilato, Gustavo, Montervino e Mounard.

L’avvio in campionato però è da dimenticare: Nanu verrà esonerato dopo tre partite in cui raccoglie un solo punto frutto delle sconfitte con L’Aquila e Chieti e del pareggio interno con l’Aversa Normanna. Lotito e Mezzaroma decidono così di richiamare Perrone che darà il via ad una grande cavalcata verso la Prima Divisione: dal pareggio sul campo dell’Arzanese fino al pareggio col Poggibonsi che il 21 aprile 2013 – con una spettacolare coreografia della Curva Sud – riporterà i colori granata nella vecchia Serie C1. Quella squadra si toglierà anche lo sfizio di vincere la Supercoppa di Seconda Divisione battendo, senza grossi problemi, la Pro Patria nella doppia finale.

Perrone, dopo il secondo campionato di fila vinto viene confermato ma a poche ore dalla partenza per il ritiro, lascia l’incarico. In fretta e furia la Salernitana si mette alla ricerca di un sostituto e punta su Stefano Sanderra, soprannominato “Mister Leggenda”. Lotito cala tre colpi estivi acquistando i centrocampisti Gennaro Esposito e Alessandro Volpe oltre al fantasista ex Lazio, Pasquale Foggia. Ritiro estivo a Chianciano Terme per Montervino e soci ma ancora una volta l’inizio di campionato non sarà all’altezza delle aspettative: i granata partono bene battendo il Lecce in un Arechi infuocato ma nelle successive 6 partite raccoglieranno altrettanti punti. Un bottino magro che porterà all’esonero di Sanderra e al ritorno, per la seconda volta, di Carlo Perrone. 

Parte così il Perrone ter ma questa volta i risultati non sono quelli sperati.  A gennaio scatta la contestazione dei tifosi e la società, radunatasi in città per un summit sul futuro, optano per l’esonero del dirigente Carlo Susini il quale verrà sostituito da Angelo Fabiani. Il dirigente romano, poco dopo il suo incarico, si mette al lavoro per rinforzare la squadra portando dall’Ascoli Gori, Scalise e Pestrin, altra vecchia conoscenza dei tifosi granata. Dopo la sconfitta di Pontedera Perrone viene esonerato e al suo posto arriva Gregucci il quale condurrà la squadra ai play-off e alla vittoria della Coppa Italia di Serie C nella doppia finale col Monza. Gli spareggi promozione purtroppo finiranno sul nascere nella prima sfida contro il Frosinone che due anni dopo sarà addirittura in Serie A. Termina così un anno tortuoso, caratterizzato anche dal derby farsa con la Nocerina che verrà poi radiata dal calcio professionistico.

La stagione 2014/2015 deve essere quella del riscatto e la Salernitana non vuole sbagliare: ad inizio giugno viene ingaggiato e presentato Mario Somma, tecnico laziale ma salernitano d’adozione. I tifosi sono entusiasti, soprattutto dopo il ritiro di San Vito di Cadore dove arriverà anche il brasiliano Denilson Gabionetta ma qualche giorno dopo l’esordio – con sconfitta – in Coppa Italia ad Alessandria, arriva la notizia che nessuno si sarebbe aspettato. Somma viene esonerato e in una conferenza storica svelerà i motivi di quell’addio, puntando il dito contro Angelo Fabiani e difendendo l’operato di Lotito e Mezzaroma. Nel frattempo il club granata corre ai ripari ingaggiando il toscano Leonardo Menichini, il quale favorirà gli ingaggi di Caetano Calil e Francesco Favasuli.

Dopo Ferragosto arriva Menichini che fa il suo esordio sulla panchina granata il 31 agosto in un Arechi il cui manto erboso è stato sostituito. Il pari interno col Cosenza aprirà la strada ad una vera e propria cavalcata verso la Serie B: la Salernitana dei vari Gori, Lanzaro, Colombo, Franco, Bovo, Moro, Negro, Gabionetta, Pestrin, Calil e Mendicino batterà il Benevento dell’ex Brini in una avvincente sfida a distanza: decisivi i blitz di Pagani e Catanzaro oltre alla sfida diretta del 7 marzo 2015 quando in un Arechi stracolmo i sanniti cadono sotto i colpi di Gabionetta e Calil.

Il ritorno ufficiale in Serie B avverrà il 25 aprile quando i granata superano per 3-1 il Barletta (gol di Negro, Calil e Mendicino) e il Benevento impatta per 1-1 sul campo del Messina con il gol di Nigro che deciderà, di fatto, le sorti del campionato. All’Arechi e in città parte la festa, rinviata all’ultima gara interna della stagione contro la Casertana. Il Principe degli Stadi si veste a festa, con un grande sorriso realizzato dalla Curva: il derby finisce 1-1 ma dopo il triplice fischio l’unico protagonista è il granata. Tutti in campo per festeggiare, anche Marco Mezzaroma e Claudio Lotito con moglie e figlio a seguito. Moro incanta i tifosi con una eccezionale esibizione canora e Lotito promette altri successi. In città è tornato l’entusiasmo dei tempi migliori anche se comincia a palesarsi il nodo multiproprietà: qualcuno teme che l’ippocampo possa essere fermato nella scalata alla Serie A dalla norma che impedisce a Lotito di avere due squadre nella medesima categoria e anche di cederla completamente a Mezzaroma visto il rapporto di parentela. Sotto il profilo tecnico si decide di non confermare il tecnico dei record, Leonardo Menichini, ma di puntare su un altro salernitano, Vincenzo Torrente.

Vengono confermati alcuni protagonisti della promozione in Serie B e ingaggiati i vari Terracciano (dopo il caso Frison) Sciaudone, Eusepi, Troianiello, Schiavi e soprattutto gli attaccanti Coda e Donnarumma. La partenza è delle migliori: all’esordio – il 6 settembre 2015- i granata battono per 3-1 l’Avellino in un derby infuocato. Passeranno alla storia gli elogi alla tifoseria granata del telecronista Maurizio Compagnoni. Col passare delle settimane la Salernitana intraprende un cammino fatto di alti e bassi, che porteranno, il 2 febbraio 2016, all’esonero di Torrente e al ritorno di Menichini a mercato già chiuso. Il tecnico di Ponsacco si ritrova di nuovo a fare i conti con una situazione difficile: chiamato in corsa deve cercare di salvare la squadra granata dalla retrocessione per preservare quella Serie B conquistata anche – e soprattutto – grazie al suo lavoro. Il trainer toscano punta su un quadrato 4-4-2 con la coppia d’attacco composta da Coda e Donnarumma riuscendo in un’altra impresa: grazie alle vittorie con Cesena, Latina, Livorno e Como i granata evitano la retrocessione diretta accedendo agli spareggi con il Lanciano, in una situazione tutt’altro che rosea sotto il profilo societario. In campo non c’è partita e l’ippocampo chiude la pratica già nel match d’andata in terra abruzzese con un perentorio 4-1 con i gol di Donnarumma, Zito, Gatto e Coda. Al ritorno ci pensa ancora Coda a suggellare il successo e a regalare la salvezza alla Salernitana, chiamata nel campionato successivo a riscattarsi.

Ancora una volta Menichini non viene confermato e al suo posto la Salernitana ingaggia Giuseppe Sannino, tecnico di carisma ed esperienza in cerca di riscatto. Conferma piena per i gemelli del gol, Coda e Donnarumma, i quali sulla carta dovrebbero comporre un tandem davvero temibile soprattutto con l’aiuto di Alessandro Rosina, tra i colpi estivi della società granata che assicurerà a Sannino anche Massimiliano Busellato e il laterale Luigi Vitale. Per la prima vittoria la Salernitana dovrà attendere la sesta giornata di campionato: il 24 settembre i granata superano il Trapani con i gol di Vitale e Donnarumma, chiudendo un ciclo di cinque gare senza vittoria. Sembra il momento della svolta ma l’avventura di Sannino a Salerno durerà altri due mesi circa: il 30 novembre, due giorni dopo il pareggio interno con la Pro Vercelli, il tecnico di Ottaviano viene esonerato e al suo posto Lotito punta su Alberto Bollini, ex tecnico  della Lazio Primavera. Il trainer di Poggio Rusco viene accolto con un pizzico di diffidenza dalla piazza ma col passare del tempo saprà guadagnarsi l’affetto dei tifosi grazie ai risultati e soprattutto alla sua meticolosità. Storica la vittoria di Frosinone, così come quella di Vicenza del 10 febbraio 2017 con gol di Busellato. Il campionato terminerà con la Salernitana decima in classifica e con buoni propositi per l’anno successivo, ancora nel segno di Bollini.

Dopo il ritiro estivo a Roccaporena e il calciomercato, la partenza è zoppicante: quattro pareggi e una sconfitta nelle prime cinque gare fanno finire sulla graticola Bollini il quale salva la sua panchina il 23 settembre grazie ad una doppietta dello spagnolo Alejandro Rodriguez contro lo Spezia, all’Arechi. Inizierà un ciclo più che positivo per la squadra granata che il 15 ottobre del 2017 espugnerà il “Partenio-Lombardi” di Avellino con una rimonta pazza nel segno di Rodriguez, Sprocati e Minala, entrato nella storia del club granata per il gol decisivo al 96′. Una striscia positiva che durerà fino al 25 novembre quando i granata perdono a Cittadella prima e a Brescia poi. Il successivo pareggio interno col Perugia non servirà a Bollini, esonerato da Lotito che a quel punto decide di tornare su un nome di grido: Stefano Colantuono viene ingaggiato ad inizio dicembre e l’esordio è più che promettente. I granata espugnano il campo della Virtus Entella con le prodezze dei suoi giovani, Kiyine e Sprocati. Dopo quell’inizio però Colantuono chiuderà il suo 2017 con due pesanti sconfitte per 3-0 contro Foggia e Palermo. A gennaio la squadra non viene rinforzata come ci si attendeva e vive mesi di alti e bassi arrivando a chiudere la stagione con meno punti rispetto alla stagione precedente e al dodicesimo posto in classifica.

In estate Colantuono viene confermato e nel ritiro di Rivisondoli lavora per plasmare la sua Salernitana. Dal mercato arrivano Micai, Gigliotti, Migliorini, Perticone, Djavan e André Anderson, Bellomo, Castiglia, Di Tacchio, Palumbo, Mazzarani, il portoghese Alex, gli attaccanti Vuletich, Djuric e Jallow e soprattutto Davide Di Gennaro, colpo delle ultime ore. La partenza, questa volta, è positiva: pareggi con Palermo e Lecce e vittorie con Padova, Verona e Perugia intervallate dal pesante ko di Benevento. La Salernitana alterna prestazioni importanti ad altre negative arrivando ad un epilogo che sembra ormai scontato. A dicembre cambia la guida tecnica con Colantuono che si dimette per problemi personali. Al suo posto torna Gregucci che parte bene con la vittoria sul Foggia prima del pareggio col Cosenza e del ko interno col Pescara. Il 2019 però inizia col botto: i granata espugnano il “Barbera” di Palermo grazie ai gol di André Anderson e Tiago Casasola ma sarà solo un fuoco di paglia. Dopo quella vittoria inizierà un periodo nero per l’ippocampo: in 17 partite arriveranno 11 sconfitte che porteranno all’esonero di Gregucci due giorni prima l’ultima partita di campionato a Pescara.  Nel frattempo scatta la contestazione dei tifosi che iniziano anche a disertare: il 30 marzo, per la partita interna col Venezia, all’Arechi ci sono solo 1912 spettatori.

Arriva, per la terza volta, Menichini che non riesce a centrare la salvezza diretta ma ancora una volta passando per i play-out. Questa volta l’avversario è il Venezia e dopo il 2-1 maturato all’andata con i gol di Djuric, Jallow e Zigoni la salvezza viene messa in palio al “Penzo”. I padroni di casa partono forte e al 41′ vanno in vantaggio con Modolo. Salernitana in dieci per l’ingenua espulsione rimediata da Minala ma grazie ad una prova d’orgoglio, la partita viene trascinata fino ai calci di rigore. Lì i granata sono infallibili: dal dischetto vanno, e segnano, Casasola, Calaiò e Pucino mentre per il Venezia sbagliano, in successione, Bentivoglio e Coppolaro dopo le realizzazioni di Domizzi e Suciu. Il rigore decisivo viene affidato allo stakanovista e capitano Di Tacchio che non sbaglia e fa tirare un sospiro di sollievo ai tifosi granata i quali, dieci giorni dopo, festeggeranno i cento anni di storia della propria squadra del cuore. La città si vesta a festa, tante vecchie glorie tornano a Salerno dove l’unica a non festeggiare, almeno ufficialmente, è proprio la Salernitana, non invitata alla festa organizzata dal Comune in piazza della Concordia.

La seconda parte del 2019 è stata caratterizzata da diversi momenti chiave: l’ingaggio di Gian Piero Ventura il quale, al fianco di Lotito in sede di presentazione, si è prefissato un obiettivo ben preciso: riportare entusiasmo in città e soprattutto tifosi allo stadio. L’ingaggio di Alessio Cerci e Thomas Heurtaux in estate aveva fatto sognare i tifosi i quali però, a qualche mese di distanza, hanno dovuto fare i conti con la realtà di un altro campionato mediocre nonostante la partenza positiva. Dal 3-1 al Pescara al 2-1 di La Spezia: termina così un decennio che ha riservato vittorie ma anche delusioni ai tifosi granata, allontanatisi dall’Arechi ma desiderosi di farvi ritorno, per tornare a vivere quella passione viscerale che da cento anni caratterizza la tifoseria della Salernitana.

 

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