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Di misura ma vincente: granata dietro in classifica solo alle grandi… ma c’è ancora da lavorare

Tredici punti in undici partite. La sintesi di Salernitana-Spezia è tutta lì, nella classifica che (ri)assume tinte dolci e rassicuranti, nel volto di Davide Nicola finalmente sereno e rilassato. Perché la pressione a queste latitudini, anche se hai appena qualche mese fa messo alle spalle un’impresa sportiva ai limiti dell’impossibile, resta quotidiana, talvolta eccessiva. Per taluni insopportabile.

Mai abbassare la guardia: c’è ancora da lavorare

Non per Nicola. Che però ha voluto togliersi un sassolino che è quasi un macigno. “Sembra quasi che dopo 5′ si debba per forza di cose stare avanti 3-0 contro avversari di Serie A”. Parole perentorie, quasi un promemoria: la Salernitana era, è e resterà in lotta per la salvezza, possibilmente tenendo sempre a debita distanza le sabbie mobili della classifica. Il (momentaneo) più otto odierno sulla terzultima è target assolutamente in linea con gli obiettivi e tale da rendere blindata la posizione del tecnico, pure per molti a rischio se non avesse fatto bottino pieno con lo Spezia. Stranezze e misteri d’un universo, quello pallonaro, che dà e toglie con velocità disarmante. Certo, c’è da lavorare e migliorare. Tanto, tantissimo. Iervolino scalpita, vorrebbe la Salernitana stabilmente collocata nella parte sinistra della classifica, ma soprattutto vorrebbe raccogliere i frutti dei cospicui investimenti effettuati. Contro i liguri segnali di risveglio da Bradaric, uno degli acquisti più costosi della campagna acquisti estiva. Vilhena resta poco meno d’un oggetto misterioso, Bonazzoli viaggia a corrente alternata al pari di Piatek. La sensazione condivisa è che questa squadra, in larga parte, sia ancora lontana dal suo miglior potenziale. In particolare a centrocampo, dove l’opzione Candreva interno potrà essere una soluzione in più per il futuro. Chissà, magari già all’Olimpico. Da grande ex per fare uno sgambetto a Lotito.

Salto di qualità… con l’aiuto di Ribéry?

Per chiudere il cerchio e completare il salto di qualità manca all’appello l’exploit contro una big. Lo ha assaporato contro la Roma, l’ha sfiorato col Milan, la Salernitana ci riproverà con la Lazio del suo vecchio patron. Mai rimpianto. La scalata dagli inferi della D presto cancellata da anni di oscurantismo, offese, discutibile gestione. Sembra (fortunatamente) passato un secolo. Last but not least l’addio di Ribéry. Tasto rewind. Mentre l’asso di francese nel 2013 incantava Wembley e alzava la Champions con il Bayern Monaco, la Salernitana festeggiava ed alzava il primo trofeo della sua storia, la Supercoppa di Seconda Divisione contro la Pro Patria. Chi l’avrebbe mai detto che, neanche due lustri dopo, quell’invisibile filo si sarebbe riannodato. In fondo la Salernitana e Ribéry un enorme punto di contatto fatto di passione, pura ed autentica, l’hanno sempre avuto. Grazie di tutto Franck, è stato un viaggio breve ma intenso. Ma soprattutto un grande onore.

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