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Doppio ex Ciaramitaro: “Trapani a Salerno per vincere. Djuric ha doti da Serie A”

Uno dei pochi ballottaggi tra le fila della Salernitana per un posto nell’undici titolare che affronterà il Trapani nel posticipo di lunedì sarà quello in cabina di regia. Al momento Patryk Dzizcek è in vantaggio sul suo collega e capitano Francesco Di Tacchio, e un doppio ex che ha giocato in quel ruolo come Maurizio Ciaramitaro concorda con Ventura: “In quel ruolo io credo che debba giocare chi abbia maggiore qualità tecniche in modo che la squadra possa maggiormente avere il pallino del gioco. Sicuramente ne perdi in fisicità e struttura, perché Di Tacchio nella fase di interdizione è più dotato, ma ne guadagni quando hai la palla tra i piedi“.

L’ex regista palermitano ha poi detto la sua sui momenti, completamente opposti, delle due squadre: “Ho guardato le ultime partite del Trapani, con Perugia e Venezia meritava la vittoria, ha fatto punti anche con l’Ascoli e poi c’è stato lo scivolone in casa col Cittadella. Prima di questo stop era una squadra in salute, una squadra diversa da quella vista fino a un mese fa, che è cresciuta molto. Sulla Salernitana non c’è nulla da dire, per l’allenatore parla il suo curriculum e non mi meraviglio che con giocatori importanti e quel tipo di allenatore stia facendo così bene. A Trapani nonostante la squadra stia facendo un campionato di bassa classifica la gente cerca di aiutare la squadra perché ne capisce le difficoltà. Adesso non è facile mantenere le squadre in Serie B e Serie C, bisogna capire anche questo. Io ora non conosco le dinamiche societarie della Salernitana, ma non credo che Lotito sia l’ultimo arrivato, vedi ciò che ha fatto alla Lazio negli ultimi anni. Io credo che se vuole fare un progetto di un certo tipo a Salerno ci riuscirà. Tornando al Trapani c’è anche da considerare che mantenere la squadra in Serie C è quasi sempre una perdita. In B tra qualche sponsor e altro ci sono più aiuti. Perciò comunque il pubblico rimane vicino alla squadra, che con l’arrivo di Castori si è ricompattata e ha iniziato anche ad avere qualche risultato. Poi se la gente vede che in campo lotti e ne esci stremato ti sta vicino perché le capisce queste cose“.

Ciaramitaro ha conosciuto Fabrizio Castori proprio a Salerno e crede che sia l’uomo giusto per il Trapani: “Castori è abituato a questo tipo di sfide, ha già preso in mano squadre in questa situazione, come ad esempio l’Ascoli. È un allenatore navigato che sa come comportarsi in questi frangenti. Sa che la cosa più importante è portare compattezza nell’ambiente. Sa anche che in un certo senso non c’è nulla da perdere e che quindi la squadra deve accelerare, deve giocare per vincere e non per pareggiare, altrimenti fa fatica a recuperare terreno. Quando giochi con le tensioni di dover sempre fare risultato, poi il primo negativo ti taglia le gambe. Castori avrà sicuramente detto ai ragazzi che c’è tempo, perché mancano 17 partite e bisogna giocarle tutte come se fossero delle finali. A partire da Salerno, dove il Trapani deve andare per vincere, non per mettersi lì ad aspettare, perché quando fai così contro squadre forti prima o poi ti bucano, invece devi fare la tua partita e giocarti le tue carte“.

Sponda granata invece l’ex calciatore classe ’82 conosce bene soprattutto Milan Djuric, con cui ha condiviso lo spogliatoio proprio a Trapani: “La Salernitana ha giocatori importanti, giocatori di categoria. Io conosco bene Djuric, con cui ho giocato, è uno che ha fatto molto meno di quello che poteva fare nella sua carriera. Ma per lui c’è ancora tempo, per me può giocare anche in massima serie per il fisico e la caparbietà che ha. Purtroppo ha avuto anche qualche infortunio grave, poi ci vuole mentalità, la fame di migliorarsi sempre, i grandi campioni fanno questo. Milan queste doti ce le ha ma forse non ha capito che queste qualità sono talmente importanti. Chi è il miglior compagno di reparto per lui? Una seconda punta brevilinea che possa girargli intorno sfruttando le sue capacità fisiche. Secondo me è questo il tipo di giocatore ideale con lui e la Salernitana ha sicuramente giocatori che possono farlo“.

Riguardo il suo passato a Salerno: “Il ricordo che ho di Salerno è quello di un calore e di una tifoseria che sono tra i primi in Italia. Considerando che quello che ho vissuto io a Salerno l’ho vissuto in un periodo di confusione. A livello societario non si capiva niente, nonostante ci fosse Fabiani che cercava di mettere pezze a destra e sinistra. Quando ci sono queste difficoltà poi te le porti sempre in campo e nello spogliatoio. Quella era una squadra forte, anzi, in questi anni avrebbe potuto lottare per vincere il campionato. Negli ultimi anni il livello si sta alzando di nuovo, ma in generale si è abbassato molto. Ti posso citare un campionato che ho vinto col Chievo nel 2007 e abbiamo fatto 87 punti, il Bologna ne fece 84 e il Lecce 83. Parliamo di questi numeri, squadre che vincevano il campionato con più di 70 punti. Poi c’erano squadre con coppie d’attacco che sono stati capocannonieri in Serie A, parlo del Livorno con Protti e Lucarelli, o di Luca Toni. Quando vincemmo il campionato col Livorno in Serie B c’erano Atalanta, Fiorentina, Messina, Cagliari, Palermo, insomma era un campionato di A2. Adesso invece c’è un’altra mentalità, si cerca di valorizzare più il giovane e secondo me si sbaglia anche. Prima per arrivare in Serie B dovevi farne di gavetta, ora qualche ragazzo che non è pronto per la Serie A viene mandato in B per non essere bruciato, ma la cadetteria non è un ambiente facile“.

Maurizio Ciaramitaro indossò la casacca granata nella sfortunata stagione 2008/2009. Due gol per lui quell’anno, uno nel 2-0 esterno a Frosinone e uno nel 3-0 dell’Arechi contro il Brescia: “Il gol più bello fu col Brescia, ma solo perché giocai stirato in quella partita. Questo è uno di quei retroscena che chi sta fuori non può sapere. Mi chiese il favore mister Castori, io avevo uno stiramento e lui mi disse di stringere i denti. Ma erano cose che si facevano, quando c’era da ripagare la fiducia dell’allenatore scendevi in campo anche zoppo e questo è quello che poi fa la differenza in un giocatore“.

 

 

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