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Il 24 maggio e quel senso di ingiustizia, ventuno anni dopo

Ci sono ferite che neppure il tempo potrà rimarginare. Neppure ventuno lunghissimi anni. E neanche fra mille, ancora. Perché se, si spera in un futuro non troppo lontano, Salerno potrà anche avere la sua vendetta sportiva, ma niente e nessuno potrà restituire quattro giovani vite spezzate prematuramente. Oggi, come ogni 24 maggio, Salerno si sveglia nel ricordo di quattro figli di questa città mai rincasati da quel viaggio maledetto. Peppe, Enzo, Ciro e Simone persero la vita nel rogo del treno di rientro dalla nefasta trasferta di Piacenza. La Salernitana perse la Serie A, quattro famiglie altrettanti ragazzi pieni di vita e con un futuro tutto da scrivere, spezzato da un destino così tragico da apparire quasi perverso nel suo crudele accanimento.

Perché ad acuire il dolore ci ha messo quel senso di profonda ingiustizia, quella impunità spesso diffusa nel nostro controverso Paese che ha mostrato il volto più menefreghista di fronte ad un’immane tragedia. Ingiustizia doppia, non solo di carattere sportivo per una retrocessione immeritata (maturata anche a causa di eventi poco cristallini che caratterizzarono un torneo “strano” fin dai suoi primi vagiti). Salerno e la Salernitana finiti nel vortice di oscure trame dei grandi burattinai del calcio. Un sospetto su cui nessuno ha mai voluto indagare a fondo anche a cospetto di esplicite denunce (le frasi del brasiliano Tuta dopo Venezia-Bari, la denuncia al settimanale Famiglia Cristiana di un’avvenuta combine che avrebbe condizionato la regolarità del campionato).

Ma soprattutto l’impantanarsi dell’indagine giudiziaria che avrebbe dovuto portare alla luce le reali responsabilità rispetto ad una scelta folle, quella di stipare come carne da macello oltre 1500 tifosi su un convoglio speciale palesemente inadeguato a garantire le più elementari norme di sicurezza. Neppure la più pesante delle condanne avrebbe lenito il dolore delle famiglie. Ma avrebbe placato quella sete di giustizia che ventuno anni dopo è sempre più forte. Viva come il ricordo che Salerno riserva ad ogni 24 maggio. Mai ci potrà essere giustizia. Mai ci sarà vendetta e rivincita. Da quel giorno nulla più sarà come prima. Riflettere per non dimenticare la storia. E rispettare chi per questa maglia ha perso la propria giovane esistenza.

1 Commento

1 Commento

  1. Alessandro menduti

    24/05/2020 at 19:43

    Comunque 21 anni non si possono dimenticare

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