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Il cuore granata di Sené: “Dia, un grande Mondiale e poi in doppia cifra a Salerno”

Boulaye Dia sarà il primo calciatore della Salernitana a giocare un Mondiale. Il calendario lo mette davanti ai compagni Bronn e Piatek, che giocheranno domani. Il Senegal ha perso Sadio Manè per infortunio ed una buona fetta del peso del suo attacco ricadrà sulle spalle del numero 29 granata. Il primo senegalese a indossare la casacca del cavalluccio marino è stato Ousmane Pape Sené: era il 13 agosto 2000 e subentrò al 73′ a Campedelli in un match di Coppa Italia all’Arechi contro il Cagliari. Da allora – sebbene le sue presenze ufficiali in granata siano state solo 6 (con un gol) – non è andato più via da qui.

Boulaye il predestinato

Oggi Sené ha 41 anni e gioca in Promozione con la maglia dell’Herajon di Capaccio. Tifa per la Salernitana e per il suo Senegal. “Con l’Olanda sarà difficile ma è sempre una partita di calcio. Sulla carta l’avversario è più forte, però i senegalesi vanno in campo in 22, giocano anche quelli che sono in panchina: il nostro è uno spirito combattivo, faremo quel che si deve in questo mondiale, nonostante la perdita di un leader come Mané – dice l’ex calciatore granata – Ora toccherà quasi certamente a Dia. Lo seguo da prima che venisse in Italia e conoscevo le sue doti. Spero possa rendere al Mondiale così come ha fatto a Salerno: non è facile cambiare Paese e segnare subito 6 gol nella prima parte di campionato. Può fare ancora meglio in Serie A e non lo dico solo perché è un mio connazionale. Dia dà il cuore in campo, difende e riparte, sa giocare a calcio e con Piatek sta andando bene, forse anche meglio. Lui è un generoso, aiuta la squadra, un attaccante moderno in tutti i sensi: dentro l’area entra raramente, ma quelle poche palle che tocca le butta dentro. Spero che tornando dal Mondiale riesca ad arrivare in doppia cifra e magari a superarla, ha tutto per poterci riuscire. Ha avuto un approccio importante anche grazie alla piazza, perché i salernitani ti fanno sentire a casa. L’hanno fatto con me, figurarsi con lui”.

Sené, il suo approdo in Italia

Nato a Pikine nel 1981, Sené arrivò in Italia grazie a Pape Diouf, celebre procuratore di campionissimi come Marcel Desailly e Didier Drogba. “Tramite anche Raffaele Novelli arrivammo in quattro – racconta – C’erano anche Zoro, Saliou e l’altro ivoriano, Koffi. Anche con lui ci sentiamo ogni tanto, il figlio ha appena firmato per l’U13 della Salernitana e sono molto felice. Non smetterò mai di ringraziare Diouf, purtroppo morto di Covid due anni fa in piena pandemia. E poi un grazie, se torno indietro, a Mario Cucciniello, il barbiere che a Salerno tutti conoscono. Continuo a vedere e sentire Luca Fusco, che mi ha aiutato tanto e per me è stato come un fratello maggiore, ma anche Soviero, Cardinale, Vannucchi, Rocco e Pisani. Noi stranieri iniziammo a giocare in Primavera con Provenza e Di Tolla, poi ci fu l’esordio in prima squadra”. E che esordio. Tolti i quattro gettoni in Coppa Italia, mister Franco Oddo diede fiducia a quel diciannovenne al Benelli di Ravenna per provare a riequilibrare il risultato che vedeva l’ippocampo in svantaggio. Era la prima di campionato, 3 settembre 2000; non esistevano le soste per le Nazionali in B e la Salernitana era priva di Campedelli, Corrent ed Olivi, chiamati dall’U21 e dello squalificato Giacomo Tedesco. Al minuto 72′, fuori Guidoni e dentro Senè con la maglia numero 21: un giro di lancette e l’uscita non perfetta di Calderoni sull’attacco alla porta di Di Michele porta il nuovo entrato a scagliare un destro in porta. Il destro del pareggio.

Il nastro dei ricordi

“I ricordi sono tanti, ormai sono salernitano a tutti gli effetti. Quando ero a Cosenza fui costretto ad andarmene perché mi vedevano come un salernitano e c’era un po’ di rivalità. Indescrivibile la prima partita di campionato nel 2000 con il mio gol a Ravenna – dice Sené Rimpianti? Qualcuno. Forse avrei potuto fare una carriera diversa ma mi ritengo ugualmente fortunato rispetto a tanti altri miei conterranei. Un po’ di sfortuna però c’è stata: mi sono rotto tutti e due i legamenti delle ginocchia e quando capitano queste cose, ti segnano: sì, rientri ma non sei come prima, poi vai in prestito da una parte e dall’altra. Forse potevo fare di più ed è stato un peccato, non faccio nomi ma qualcuno della dirigenza granata di allora fu un po’ egoista. Ma la colpa è sempre stata mia se non sono andato oltre”.

I prestiti all’Avellino e alla Battipagliese furono preludio al lungo girovagare tra Serie D e C2: Paganese, Giarre, Cosenza, Trento, Acicatena, Alghero, Budoni, Palazzolo, Suzzara, Vittoria, Gaeta, Acireale, Gelbison, Torrecuso, Marano, Vibonese, Turris, Molfetta, Rotonda, San Severo, Sant’Antonio Abate e poi l’Eccellenza con Virtus Cilento e Salernum. Ora c’è l’Herajon: “Mi sto divertendo con una società seria, è raro trovarne così in Campania. Vado verso i 42 anni ma spero di giocare ancora tanto. Faccio un po’ l’allenatore in campo, vero. Sei anni fa ho preso il patentino Uefa B e per il momento alleno i bambini per farli crescere, sempre nella stessa società. Provo a insegnargli qualcosa, però sono anche io che imparo tanto da loro. Ho due gruppi dei pulcini ed in futuro, chissà, mi piacerebbe magari avere una panchina con il mio amico Nino Belmonte, il mio fratello bianco, un grande allenatore che però da qualcuno è poco considerato. Si sa come vanno le cose”.

Cuore granata

Intanto Sené continua a tifare Salernitana: “Vengo spesso a vedere le partite, sono molto contento del cammino. L’anno scorso in pochissimi credevano nella salvezza, con la partenza che aveva fatto la squadra, in pochi sarebbero riusciti nell’impresa di salvarsi. Quest’anno è tutto cambiato, la rosa è molto migliore ed ora i giocatori accettano Salerno perché hanno visto di che pasta è fatta la città e la piazza. C’è un ritrovato appeal, il tifo e la carica della Curva Sud non ce l’ha nessuno in Italia. Sono certo che con Nicola si potrà vedere un buon campionato con una salvezza senza patemi”.

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