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Involuzione tangibile: lo slot mancante nel passaggio da squadra “corsa e morsi” a ragionatrice

Manca qualcosa, ma cosa? L’involuzione della Salernitana, analizzando esclusivamente il piano della prestazione, c’è ed è giusto sottolinearla. Senza fasciarsi la testa, perché la classifica è tutt’altro che drammatica, però cercando di capire come poter venir fuori da un pantano di gioco che rischia, alla lunga, di complicare le cose. Nicola sa come fare. Ma i passi avanti” visti dal trainer a San Siro rispetto alla partita precedente, peraltro vinta, non sembrano così evidenti.

Prestazione e ritmi: passi… indietro

A cavallo della sosta c’è stato, a sensazione di chi guarda dall’esterno, il passo indietro dal quale la squadra non sembra essersi mossa: Lecce, prima della pausa Nazionali di fine settembre, poi Sassuolo e comunque pure Verona (nonostante il successo), prima di San Siro. L’impressione è che la Salernitana, per assecondare sempre e comunque l’idea del proprio allenatore, debba sempre andare a duemila. Non può farlo in ogni gara e con protagonisti che, al momento, non hanno grossi ricambi. L’anno scorso una delle maggior critiche mosse dai puristi del calcio alla Salernitana era quella di affidarsi molto spesso al lancio lungo per la testa di Djuric per poi sperare in qualcosa. Qualcosa di buono, alla luce del risultato miracoloso raggiunto, per una squadra che doveva scalare la montagna prendendo a morsi (sportivi) qualsiasi avversario. Stavolta si è partiti da zero e, dopo un avvio di stagione confortante proprio sotto il profilo del dinamismo e dell’aggressività, la Salernitana si è appiattita: senza queste peculiarità, ha trovato grossa difficoltà nel costruire e ricamare, tanto che dal lancio lungo per il bosniaco si è passati per gran parte al lancio lungo per la velocità di Dia, nel tentativo di tirar fuori qualcosa di pericoloso. Intendiamoci, la Salernitana non dovrà passare da squadra “sporca” a team da “tiki taka”, ma quella via di mezzo non è arrivata.

Qualcosa si è inceppato nell’evoluzione dell’idea di gioco

Il passaggio dalla necessaria ed efficace fase “Braveheart” degli ultimi tre mesi dello scorso campionato a una Salernitana che “deve distinguere le fasi di gioco, sapere quando rallentare e ragionare” sembra aver saltato uno slot, comportando più di un cortocircuito che confina in errori tecnici poi fatali. L’ultimo esempio è il disimpegno in verticale di Daniliuc per un Vilhena comunque poco reattivo che ha generato la ripartenza del raddoppio di Barella ieri pomeriggio. Vero è che il pallone fa fatica a passare per il centrocampo e ad essere ripulito. Maggiore si è sacrificato in passato ed è stato depotenziato, Radovanovic ha 34 anni e comunque caratteristiche diverse da Bohinen, Vilhena si è continuamente nascosto e ha deluso. Può essere la sola assenza prolungata del norvegese – finalmente in rampa di lancio – ad aver mandato in tilt le idee di gioco della Salernitana e dello staff tecnico? Certo che no. Il commento (corretto) li ha fatto proprio Nicola in tal senso: “I ragazzi senza Emil hanno pur sempre fatto 10 punti”. Ecco.

Un punto a partita

La Salernitana ha totalizzato una media che oggi non è da buttare, ma in prospettiva è da migliorare per poter definire tranquilla la salvezza da centrare in questa stagione. Ritrovare dinamismo sì, ma soprattutto convinzione. Essere più strafottenti, la ricetta anche ieri (e non era la prima volta) proposta dall’allenatore nella sala stampa del Meazza. Ma puoi esserlo solo se hai sempre tanta autostima, quella genuina dose di presunzione che oggi appare appannata, sovrastata da paura, stanchezza e – in alcuni singoli – anche da un pizzico di malcelata scontentezza per lo scarso impiego o per altri fattori collaterali. Spezia e Cremonese, le due partite che restano da giocare in casa prima della lunghissima sosta in concomitanza con i Mondiali, sono da vincere senza se e senza ma, possibilmente abbinando anche qualche briciolina da raggranellare in trasferta qui e lì (Lazio, Fiorentina, Monza). C’è qualcosa che non va, si può e si deve risolvere presto e bene. Tutti vogliono evitare di dover ripiombare nel toto-nomi di panchine barcollanti appena dopo aver fatto il cambio di stagione negli armadi, tra pullover e piumini.

 

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