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#NonTiScordarDiMe. Da Mariconda al sogno, Corradino: “Gambe-macigni all’esordio in granata”

A cura di Luca Naddeo
Dieci anni con la maglia granata vissuta addosso sette giorni su sette, otto di questi nelle giovanili e due in prima squadra: per un salernitano con il sangue granata nelle vene possono essere il massimo. È il caso di Antonello Corradino, centrocampista classe 1974 che ha coronato il suo sogno: giocare in prima squadra con la “sua” Salernitana per un totale di 8 presenze ufficiali tra il 1993 e il 1995, tra campionato e Coppa Italia.
Una passione nata in tenera età. “Nel 1984 a soli 10 anni arrivai alla Salernitana che mi prese dalla Libertas Mariconda ed ho fatto tutta la trafila delle giovanili e con l’arrivo di Delio Rossi feci parte della prima squadra. Per un salernitano giocare nella Salernitana è il massimo che si possa raggiungere”. Nel campionato di Serie C 93/94 Corradino fa il suo debutto nell’ultima gara a Siracusa prima dei play-off (29 maggio) ma il ricordo più bello del suo periodo in prima squadra ovviamente è legato al suo esordio in B a Pescara il 27 novembre 1994: “Già non dormii tra il sabato e la domenica, poi ricordo che le gambe al momento di entrare in campo al posto di De Silvestro erano due macigni ma non potrò mai dimenticare il sostegno dei miei amici proveniente dal settore dedicato ai tifosi granata. Li sentii gridare il mio nome e subito la mia mente mi riportò al 1991, quando in quel settore c’ero anche io nell’amarissimo spareggio per la permanenza in B contro il Cosenza. Colgo l’occasione per salutare tutti i ragazzi Parco di Via della Quercia, il quartiere dove ho vissuto la maggior parte dei miei anni a Salerno, che erano presenti in quel giorno per me indimenticabile. Tornando a quella partita, l’ho rivista spesso. Andammo sullo 0-2 e il mister decise di farmi entrare al posto di Massimiliano, avanzando Strada nel suo ruolo.  Vincemmo 1-4 e non poteva esserci esordio migliore”.

Corradino durante una prestigiosa amichevole nel 1991 contro la Nazionale Italiana prima di Italia-Ungheria: nella foto (cortesia di Antonello Corradino) si riconosce Baresi sullo sfondo.

Quella fu l’unica apparizione in prima squadra in cadetteria, ma in quel gruppo non era facile per un giovane calciatore emergere, come lo stesso Corradino racconta: “Fui l’unico del settore giovanile ad essere confermato in B dopo la promozione dalla Serie C ed in quegli anni era già difficile andare in panchina perché c’erano solo 16 nominativi in totale nella distinta. Poi nel mio ruolo c’erano Breda e Tudisco, due colonne di quella squadra. Ero il sostituto naturale di Roberto, che quell’anno saltò solo una partita, quella di Pescara: non si faceva mai male (ride. nda)“. A farsi male però fu proprio Antonello ed anche quel ricordo è vivo nella sua mente: “Il giovedì successivo all’esordio in B Rossi mi schierò titolare nell’amichevole infrasettimanale ed ero talmente gasato, perché immaginavo di partire titolare la domenica successiva, che feci un entrata troppo irruenta su un ragazzo della Primavera e mi feci male la caviglia. Fui costretto a stare due mesi fermo, perdendo l’occasione di rivestire la maglia granata. Il rammarico maggiore è che con Delio Rossi, se meritavi, avevi l’opportunità di scendere in campo. Lui non guardava la carta di identità, né il curriculum di un calciatore, ma solo il lavoro settimanale. Devo tanto sia a lui, sia al Direttore Sportivo Castagnini, due splendide persone”. I due ritiri con Delio Rossi hanno segnato tutto il percorso sportivo di Corradino: “Tanto lavoro, tantissima corsa. Ricordo il lavoro atletico a memoria: le ripetute sui 3200 mt, quelle sui 1000 mt e sui 300 mt. Sono arrivato a pensare che quasi fosse meglio saltare il ritiro e partire direttamente da settembre (ride, nda) vista la quantità di sforzo fisico giornaliero”.

La carriera sportiva (sette campionati vinti tra Eccellenza e Serie D) ebbe una svolta a 27 anni: Ero in Serie C2 con la Cavese, dopo la vittoria del campionato di Serie D e dello Scudetto Dilettanti con i metelliani. Decisi di lasciare il calcio per iniziare a lavorare. Fu uno shock per gli stessi dirigenti, i quali cercarono di farmi cambiare idea, ma non ci fu nulla da fare. Dopo qualche mese però il calcio mi mancava troppo e, grazie al Campobasso, ripresi a giocare in Eccellenza”. Il legame con Campobasso ed il Molise diventa importante nella vita sportiva e personale di Corradino che raccoglie in Molise i suoi successi: “Con la maglia rossoblu ho realizzato il gol decisivo per la promozione in C2 nel 2000 davanti a 18200 spettatori ed ho raggiunto quasi 160 presenze. A 40 anni ho chiuso la mia carriera da calciatore vincendo sempre con il Campobasso il Campionato di Eccellenza, la Coppa Italia Regionale e la Coppa Italia Nazionale riservata alle società di Eccellenza, superando nella finale di Firenze la Mobilieri Ponsacco”. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Corradino ha iniziato subito un nuovo percorso… dalla panchina: “Sono stato vice allenatore del Campobasso per due anni in Serie D ed è stata una bellissima esperienza”.
Dal 2017 è talent scout per il Molise e l’Abruzzo per conto del Milan: “Seguo varie scuole calcio e tantissime partite delle giovanili. È difficile fare scouting tra le giovanili perché devi intravedere nei ragazzini se le qualità che mostrano oggi possano migliorarsi nel tempo e portarli ad essere pronti per il professionismo”. Da dieci anni Corradino si dedica anche ai giovani con la sua scuola calcio: “Ho iniziato come responsabile tecnico ed oggi sono anche uno dei soci della Scuola Calcio Sanniti Campobasso. Ho portato i miei ragazzi già a conoscere l’Arechi e non vedo l’ora che si possa tornare ad assistere alle gare per tornare nel “mio” stadio e far vivere quell’atmosfera unica a tutti i giovani della mia scuola calcio”. L’ultimo pensiero ovviamente è per la Salernitana: “Siamo in ballo e dobbiamo ballare. La Salernitana è una squadra solida è merita di stare dove sta. Possiamo giocarci le nostre possibilità fino alla fine”.

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