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#NonTiScordarDiMe. Lemme: “Alla Salernitana oggi manca il pubblico e… uno come Strada”

A cura di Luca Naddeo

Una Coppa Uefa in bacheca, due presenze nella nazionale under 21 di Cesare Maldini giocando a fianco di giocatori del calibro di Del Piero, Vieri, Cannavaro ed oltre 150 presenze in serie B. È buona parte della carriera di Mario Lemme, che a marzo compirà 48 anni e nel campionato 1994/95 vestì 14 volte la maglia della Salernitana, con la gioia di un gol che l’attaccante di Vasto ricorda bene: “Feci gol all’esordio ad Acireale (vittoria per 3-1 dei ragazzi di mister Delio Rossi) poi purtroppo mi infortunai e non fu facile rientrare nell’undici titolare, sia perchè esplose Giovanni Pisano, sia perchè era un gruppo già collaudato ed unito dall’anno precedente, tutta gente che oggi giocherebbe in Serie A”.

Oggi Lemme ha una scuola calcio in Abruzzo. Di quel campionato ha solo bei ricordi: “Arrivai a novembre e fui subito accolto bene da tutti, non ebbi alcun problema di inserimento. Era un gruppo unito ed era uno spettacolo veder giocare quella squadra, giocava a memoria e l’Arechi era sempre una bolgia. Sono momenti indimenticabili”. Di indimenticabile – nonostante l’epilogo – fu anche il ritorno da Bergamo (gara che sancì la mancata promozione in serie A) come Lemme racconta ai nostri microfoni: “Non potrò mai dimenticare l’arrivo in città dopo quella gara-spareggio; un fiume di persone ci accolse, ricordo il lungomare stracolmo credo ci fossero 50mila tifosi ad attenderci pur non avendo conquistato la Serie A. Mai vista una cosa del genere. Mi sento ancora con Chimenti e Iuliano e proprio grazie ad Antonio ebbi l’opportunità con la mia famiglia di entrare nello spogliatoio della Juve durante un ritiro precampionato, fu per tutti noi una bella esperienza”. La stessa che probabilmente stanno vivendo i granata di oggi, che Lemme segue comunque con affetto: “Quest’ anno non c’è una squadra ammazza campionato. Sicuramente sulla carta il Monza e l’Empoli hanno qualcosa in più, ma è importante la continuità di risultati; il calcio concreto e pragmatico di Castori paga sempre. Alla Salernitana mancano due cose: il calore del pubblico e… un giocatore alla Pietro Strada”.

La figurina di Lemme (e Conca) nella raccolta 1994/95

Riavvolgendo il nastro dei ricordi a Mario Lemme manca solo una cosa: “Nel 1994 con il Parma ad ottobre debuttai in Coppa Uefa nella parte finale della gara con l’AIK Stoccolma; i gialloblu in quell’anno conquistarono il trofeo, per cui un pezzettino di quella Coppa è anche mio (ride, nda). In massima serie ho delle presenze in panchina ma non ho mai debuttato. Decisi di andare in prestito, col senno di poi forse attendendo il mio momento avrei anche avuto la soddisfazione di giocare in Serie A. Sono felice di tutto quello che ho fatto e la mia carriera professionale è stata ricca di gioie”. Come quella di aver difeso i colori della Nazionale con l’Under 21: “La chiamata di Maldini proprio non l’aspettavo e rimasi senza parole. Era una Under 21 ricca di talenti tra i quali Vieri, Del Piero, Cannavaro, Inzaghi ed ebbi l’opportunità di giocare due amichevoli. Ricordo bene quella in Israele a Gerusalemme dove visitai anche il Muro del Pianto. Ho conosciuto e vissuto culture diverse. Un’esperienza che ti porti dentro tutta la vita”. In carriera Mario Lemme ha giocato anche con la maglia della Reggiana prossima avversaria dei granata: “La gara di andata è stata al centro di tante polemiche con l’assegnazione del 3-0 a tavolino e sinceramente credo che si poteva fare in modo diverso. Le partite vanno sempre vinte sul campo. Castori? Poteva esserci lui nel mio destino. All’inizio degli anni 2000 io ero a Fermo e lui allenava il Lanciano. Era praticamente fatta per il passaggio ai rossoneri, ma nell’ultima gara con la maglia dei canarini mi lussai la spalla contro il Pescara ed il trasferimento saltò”. Il debutto calcistico di Lemme è targato Ammazzalorso, anche lui passato per un breve periodo sulla panchina granata: “Mi fece debuttare nella Vastese nell’ultima giornata di campionato, quando conquistammo la promozione in serie C. In quel periodo non c’era la regola degli under ed in D per un giovane calciatore non era facile essere titolare”.

Proprio nelle serie minori, dopo aver chiuso con il calcio giocato, Mario Lemme ha iniziato la sua avventura da allenatore: “Fare calcio dalla D in giù negli ultimi dieci anni è diventato molto difficile. Arrivai a campionato in corso sulla panchina della Vastese in Eccellenza nel 2013/14 in una situazione non facile per mille aspetti. Riuscimmo ad arrivare comunque al quinto posto, pur avendo un gruppo formato da molti under”. Oggi Lemme sta invece costruendo qualcosa partendo dal basso: “Siamo partiti con un nuovo progetto quattro anni fa con la PGS Don Bosco Vasto, una scuola calcio da sempre presente sul territorio, con 40 bambini. Oggi anche grazie ad altri amici tra cui D’Ainzara (ex Ascoli, Gualdo, Avellino etc) abbiamo creato uno staff tecnico e siamo a 200 bambini iscritti. Purtroppo il Covid ha fermato anche noi”.

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