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#NonTiScordarDiMe. Sgherri, avventura fugace: “Non mi giocai bene la carta di Salerno”

A cura di Luca Naddeo

Ha vestito la maglia granata solo in 9 occasioni, ma ha avuto comunque il modo di lasciare il segno nei marcatori della storia della Salernitana, realizzando il gol del momentaneo vantaggio nel derby di Ischia (1-1 il finale) nella stagione 1992/93. Pochi mesi alla corte di mister Sonzogni, ma Stefano Sgherri – attaccante classe 1966 che proveniva dal Chieti – li ricorda bene: “La mia avventura durò poco, perché nella finestra di mercato autunnale mi sono trasferii al Barletta. Sono stati comunque mesi belli e importanti a livello calcistico e umano. Ho realizzato un gol in campionato nel derby con l’Ischia. Salerno nella mia carriera è stata la carta non giocata bene. All’inizio il rapporto tra me e il mister era buono, di lui mi resta un buon ricordo, anche se aveva un modo particolare di allenare e gestire il gruppo”.

Quasi 500 partite in carriera tra C1, C2 e Serie D: a Stefano Sgherri è mancato solo il salto in serie B. Gli addetti ai lavori di quegli anni dicevano che sarebbe stata la mia categoria. Non ho rimpianti, sono contento di quello che ho fatto. Il mio carattere non mi ha permesso di giocarmela al meglio a Salerno. – racconta ai nostri microfoni Ho un ricordo bellissimo della città soprattutto del suo meraviglioso lungomare. Sono tanti anni che non ritorno in città e mi hanno detto che è ancora più bello. Poi, come dimenticare i tifosi: giocare all’Arechi è qualcosa di indefinibile e di inspiegabile. Vedi quel muro impressionante di persone ricolme d’amore per la loro squadra. Mi dispiace non avergli dato ciò che meritavano. Di quel gruppo ricordo con immenso piacere gli scherzi in ritiro in camera con Fratena e Casale: quante risate”. 

Una volta appese le scarpette al chiodo, Sgherri ha intrapreso la carriera di allenatore ma non ha ritrovato il “suo” calcio: Ho provato a restare nel mio mondo, allenando nei dilettanti del Lazio ed Abruzzo con risultati discreti ma è un calcio anomalo e diverso da quello che ho praticato. Non ci sono più persone serie e appassionate; i presidenti pensano prima al loro ritorno economico che a regalare soddisfazioni e successi ai tifosi, ai tecnici ed ai calciatori. Oggi sono il responsabile tecnico di una scuola calcio a Chieti. Il nostro obiettivo è di far crescere i bambini nel miglior modo possibile senza l’affanno di dover diventare professionisti a tutti i costi. Il percorso dei ragazzi deve essere graduale e costante e noi istruttori abbiamo un grande obbligo: di far crescere il bambino sotto tutti i punti di vista. Prima formare il ragazzo e dopo il calciatore”.

Sgherri, come la maggior parte degli atleti, ha nel suo cuore le squadre della sua carriera: “I primi risultati che vado a vedere sono sempre quelli delle squadre dove ho giocato. Per la Salernitana ho sempre un occhio di riguardo ed appena posso la seguo in tv. Quest’anno sta facendo molto bene e Castori è un allenatore carismatico, caratteriale, molto sanguigno. Ma ha anche il pregio di far giocare bene le sue squadre.” L’ex attaccante granata è chiaro anche sulla proprietà attuale del club e il suo rapporto con la tifoseria: “Capisco la tifoseria che è insoddisfatta; io sono tifoso laziale e chi meglio di me può capire i sostenitori granata. Hanno una visione del calcio molto manageriale, ma non fanno sognare i tifosi”.

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