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#NonTiScordarDiMe. Szatmári: “A Salerno ricevevo cibo e soldi dai miei in Ungheria, ma tornerei di corsa”

Il suo nome mandò in crisi addetti ai lavori e tifosi sulla pronuncia, quando la Salernitana ne annunciò l’arrivo. Parliamo di Lóránd Szatmári, o forse “Lóránd Sotmari” cercando di esser quanto più corretti possibile sulla pronuncia. Il centrocampista classe ’88 fu tra i protagonisti, silenziosi, della squadra allestita da Nicola Salerno nel 2010/2011 che tra milioni di difficoltà rimase nel cuore del popolo granata per essere arrivata a un soffio dal ritorno in B, pur senza soldi e con tante grane societarie.

Per Lóránd, la Salernitana significò dare una seconda chance al calcio italiano: “La mia prima avventura italiana fu alla Reggina dove giocai in Primavera. Fu una bella esperienza, tanto che decisero di darmi in prestito all’Avellino in Serie B. Le prime settimane furono anche positive, visto che trovai anche il gol all’esordio contro il Livorno ma poi un lungo infortunio mi frenò. Al mio ritorno in campo trovai anche un altro allenatore (Campilongo subentrò ad Incocciati, ndr) e le occasioni di scendere in campo furono sempre più ridotte. A questo poi si aggiunse il problema stipendi visto che la società non navigava in buone acque e così decisi di andare a Monopoli a gennaio. Il calcio italiano mi deluse, e così a fine stagione decisi di tornare in Ungheria”.

Dopo una sola stagione in Ungheria all’MTK Budapest, ecco la chiamata della Salernitana in Prima Divisione. Una squadra, quella granata, che iniziò anche bene la stagione: “L’opportunità che mi diede Roberto Breda fu importante e decisi di accettare la destinazione Salerno. L’inizio fu positivo, ricordo bene il mio gol all’Arechi contro il Monza. Dopo i primi mesi, però, iniziarono le difficoltà economiche. Giocavamo la domenica ma non venivano pagati gli stipendi. Furono mesi difficili, basti pensare che i miei genitori mi mandavano cibo e denaro dall’Ungheria, quando avrei dovuto fare io questi gesti per loro. In squadra, però, capimmo che se avessimo centrato la promozione in Serie B la Salernitana si sarebbe potuta salvare dal fallimento”. Ed ecco i play-off raggiunti nelle ultime giornate di campionato, e la maledetta finale contro l’Hellas Verona: “Avevamo tutti contro; lo ricordo bene. Sentivo che eravamo “antipatici” a tutti complice la situazione economica del club, e preferisco non dire altro. Fu una finale ingiusta, piangemmo tutti al triplice fischio”. Un gruppo unito, che a distanza di anni, mantiene ancora i contatti: “Ho sentito negli ultimi tempi Ragusa, Merino, Litteri, il “giaguaro” Iuliano, mister Roberto Breda e Montervino”.

Il presente invece si chiama Vasas, ambiziosa compagine della seconda serie ungherese nella quale è il capitano: “Sono qui da due anni, e il club è ambizioso. Vogliamo salire in massima serie. Sto bene in Ungheria, ma se chiamasse la Salernitana tornerei di corsa. Mi informo sempre sui risultati dei granata, spero possano tornare in Serie A. Sono un classe ’88, ma vorrei giocare altri 7-8 anni a buoni livelli. Mi sento bene. Una volta conclusa l’esperienza da calciatore mi piacerebbe aiutare i giovani in qualità di osservatore”. Chiosa dedicata al periodo complicato che sta vivendo l’intero globo: “E’ un periodo difficile, ma sono certo che sconfiggeremo questo virus. Sono due mesi che noi calciatori ci alleniamo da casa con un programma personalizzato. Il governo, però, avrebbe optato per farci riprendere almeno con gli allenamenti. Sarebbe bellissimo ripartire quanto prima”.

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