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“Riforma campionati improcrastinabile”. Parla Calcagno (AIC): “Salary Cap non è strada giusta”

“La riforma dei campionati credo sia diventata improcrastinabile”. Anche l’Associazione Italiana Calciatori, per bocca del neo presidente Umberto Calcagno, ex vice nell’era Damiano Tommasi, è pronta a scendere in campo per cambiare le carte dei tornei professionistici. La B ha provato a tirare un sasso, parlando apertamente della voglia di diminuire le retrocessioni da quattro a tre già dal corrente campionato (col voto contrario della Salernitana), mentre le altre componenti chiedono una diminuzione delle squadre.

“Il problema è che il significato di riforma dei campionati non è necessariamente restringere l’ambito professionistico: il format dovrà essere solo il punto di caduta di una revisione complessiva del sistema. Il nostro è un sistema che negli ultimi 15 anni è cresciuto in maniera esponenziale, però probabilmente ha avuto una crescita che non è sostenibile, quindi dobbiamo coniugare la crescita futura perché ci sono anche prospettive interessanti per i diritti televisivi, non soltanto in Italia ma anche nel contesto europeo. Credo che in un sistema soprattutto sportivo ci dovrà essere una redistribuzione delle risorse e anche un sistema solidaristico diverso rispetto al passato. – ha affermato Calcagno ai microfoni della Rai durante Novantesimo Minuto Non credo che il tetto agli ingaggi sia la strada giusta. Abbiamo già un’esperienza vissuta per un decennio in Serie B con il salary cap che è stata negativa, perché non ha risolto i problemi di sostenibilità ed equilibrio competitivo in quel sistema e ha creato delle storture molto forti: come ben sapete i calciatori di un certo livello non svolgono soltanto la loro prestazione tipica sul campo, ma anche contratti che riguardano prestazioni accessorie quali ad esempio lo sfruttamento dell’immagine. I calciatori hanno comunque dimostrato grande senso di responsabilità: il 70% dei contratti sono stati rinegoziati in questi mesi e del restante 30% molti sono stati addirittura stipulati i primi di ottobre. La nostra opinione è che il sistema vada rivisto nel suo complesso, perché incidendo soltanto sugli stipendi non verranno risolti i problemi di sostenibilità. Mi auguro invece che possa crearsi in questo quadriennio una condivisione di idee e si riesca a mettere tutti serenamente intorno a un tavolo per ragionare come abbiamo fatto in questa ultima fase”.

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