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Ripresa in bilico, domani Figc incontra medici sportivi e Governo per cercare un’intesa

Andare avanti o fermarsi. Si avvicina sempre più il redde rationem per il calcio italiano, che domani dovrebbe tenere un nuovo (e forse decisivo incontro) con il comitato tecnico-scientifico del Governo e la Federazione Nazionale dei Medici Sportivi, anticipando di ventiquattro ore la discussione del nuovo protocollo. O meglio, della rivisitazione del precedente bocciato dal ministero della salute. O la va o la spacca: l’8 maggio il Consiglio Federale prenderà le decisioni conseguenti. C’è ottimismo tra i presidenti soprattutto di Serie A, più complicato invece si fa il discorso se si scende progressivamente di categoria. Trovare i tamponi e i test sierologici (quando mancano ancora in mote strutture per i cittadini), sostenere i costi, cercare una soluzione condivisa nel caso in cui – a ripartenza avvenuta – un tesserato risultasse positivo al Covid 19 e soprattutto accertare di chi sarebbero le responsabilità in quest’ultimo caso. I club (e i rispettivi medici sociali), infatti, preferirebbero evitare di trovarsi davanti a un giudice per rispondere di incauto comportamento nell’indurre i calciatori a tornare al lavoro.

Ieri Claudio Lotito ha partecipato a un importante video-meeting con i suoi colleghi della massima serie. L’idea è quella (ancora una volta) di provare ad andare avanti. Chiari i motivi, anche economici, che spingono il calcio a pensarla così. Solo il Governo, insomma, potrà decidere se ripartire oppure no. L’idea dei club è farlo intorno al 13-20 giugno, per quanto concerne il campionato, per essere poi nei termini del 1 agosto fissati dall’Uefa. La ripresa degli allenamenti in tal senso dovrebbe avvenire non oltre il 18 maggio, però. E questo a tutt’oggi nessuno può ancora assicurarlo. Ma continuare temporeggiare fa male a tutti, dai calciatori ai tifosi, passando per le tantissime componenti che con il calcio lavorano e vivono, spesso senza essere sotto i riflettori. Prendere una decisione, qualsiasi essa sia, sarebbe un segno di rispetto anche verso questi ultimi: ripartendo, si darebbe speranza, mentre in caso contrario si potrebbero studiare prima sistemi di ammortizzatori sociali e di sostegno anche per le società stesse.

Peserà molto l’esempio di altri paesi europei. In Olanda e Francia è stato definitivamente chiuso tutto, mentre in Inghilterra e Germania si prova a ripartire. Proprio il campionato tedesco, che ha già ripreso gli allenamenti, deve fare i conti con tre dipendenti del Colonia positivi ma asintomatici. Nel frattempo, si va avanti, ma il 6 gennaio Angela Merkel dovrà decidere su un eventuale definitivo stop. Tornando in Italia, l’assemblea della Lega B dovrebbe riunirsi tra martedì e mercoledì in videoconferenza, sostanzialmente recependo quel che domani sarà detto nel briefing che la Figc terrà con medici sportivi e Governo. A quel punto dovrà decidere le modalità sportive di ripartenza, oppure quelle di promozione-retrocessione a campionato chiuso. In tutti i casi, qualcuno sarà scontento.

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