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Editoriale

Ritiro granata: silenzi assordanti e il deserto di un progetto. E la gente “urla” chiarezza

Le attese, i ritardi, i soliti silenzi e una tifoseria stanca, giunta al punto di… non ritorno. La Salernitana termina il decimo ritiro della gestione Lotito-Mezzaroma. Quello più difficile sotto tutti i punti di vista, tecnicamente meno utile – per usare un eufemismo – all’allenatore, visto che si è ritrovato a lavorare con solo un terzo di calciatori che dovrebbero restare per il prossimo imminente torneo cadetto. Il resto della rosa era (è) composta da un manipolo di giovani acerbi e tanti elementi con la valigia dietro l’angolo. Se il ritiro serve per amalgamare il gruppo, inculcare tattiche e mentalità di gioco, è fin troppo chiaro che l’obiettivo non sia stato raggiunto. Era oggettivamente impossibile farlo. È anche il ritiro che ha sancito la definitiva rottura tra la piazza e il trio composto dai due imprenditori capitolini e dal direttore generale Fabiani.

Qualche problema fisico (Jallow, Dziczek, sotto altri aspetti Mantovani) e le mille nebulose sull’asse Lazio-Salernitana agli albori del romitaggio estivo. Akpa Akpro, Lombardi e lo stesso Dziczek “citati” nei comunicati ufficiali pre-raduno in città (“Si aggregheranno successivamente”) e poi ceduti o non confermati. C’è tutt’ora il dubbio sulla permanenza del polacco in un mercato che non decolla. Già, i rinforzi; l’allestimento della squadra, gli oggettivi ritardi. Inevitabile che sarà partenza ad handicap e, soprattutto, in netto contrasto con l’allestimento tutto sommato rapido della rosa che un anno fa fu messa a disposizione di Ventura, accontentato nella stragrande maggioranza delle sue richieste. Stavolta no. L’emblema della situazione sono i portieri: per Sarnano ne sono partiti quattro, nessuno potenziale titolare (Micai è stato fin da subito estromesso dal progetto tecnico) e due ceduti nel corso del soggiorno marchigiano (Vannucchi e De Matteis). Nel reparto difensivo gli unici innesti. L’unico volto nuovo potenzialmente titolare è stato Veseli. Solo per una settimana, però. Quella successiva l’ha trascorsa con la sua nazionale. Al netto del “cavallo di ritorno” Casasola, di Guerrieri che sarà certamente il secondo portiere e del contrattualizzato centrocampista Martorelli, che si è rivelato acerbo per la categoria, a Castori non sono stati dati altri rinforzi. E dire che la Salernitana, con l’amara conclusione della sua stagione il 31 luglio, aveva avuto tutto il tempo per poter pianificare, bloccare calciatori, effettuare le sue scelte. Comunicarle, anche. Invece – con in mezzo la defaillance della conferenza di presentazione di Castori prima convocata e poi, dopo appena 24 ore, annullata – nessun segno. Non ha parlato nessuno ad una piazza esasperata dopo cinque anni di campionati anonimi, senza sussulti, con promesse prima velate, poi paventate ed infine messe nero su bianco, ma praticamente disattese. Proprietari, management e anche i tesserati: tutti in silenzio. Non si era mai visto un ritiro precampionato praticamente senza tifosi al seguito (e il Covid, giusto chiarirlo definitivamente urbi et orbi, non c’entra nulla), ma soprattutto senza interviste e dichiarazioni ufficiali. Vien da chiedersi a cosa sia servita la permanenza a Sarnano dell’addetto stampa, Lambiase, nella seconda settimana di ritiro. L’augurio è che almeno non si possa pensare che l’assenza di media esclusivisti possa essere “usata” come una concausa.

Il dato di fatto è che prosegue, anzi si acuisce la linea (una strategia?) societaria: silenzio, chiusura, distanza, incuranza. Se i nuovi acquisti sono stati raramente presentati alla città con conferenze che in altre piazze sono invece all’ordine del giorno, figurarsi adesso. Al “povero” Castori non è stata data la possibilità di aprir bocca, caso praticamente unico per un allenatore in questa serie cadetta. Fa eccezione solo il Brescia con Delneri. Per le rondinelle, tuttavia, si sono espressi frequentemente il focoso patron Cellino e il neo diesse Perinetti che ha incontrato la stampa in conferenza un mese fa e, senza troppi giri di parole, ha fissato l’obiettivo: “Tornare subito in Serie A”. Niente di tutto questo all’ombra dell’Arechi. A venti giorni dall’inizio del nuovo campionato e trentasei dopo la chiusura del precedente, la Salernitana non ha comunicato uno straccio di progetto sportivo. E se ce l’ha non si vede o non viene esternato. Di certo, il club ha smantellato (per l’ennesima volta e in maniera più altisonante) quanto era stato costruito con Gian Piero Ventura nella passata stagione, pur con tutti i limiti di un inequivocabile decimo posto. Con esso, sono scomparsi anche i residui di fiducia nella proprietà e nel management da parte della tifoseria. Chiarezza e comunicazione, una volta per tutte. Soprattutto sul nodo multiproprietà che oggi più che mai pesa come un macigno.

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