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Sannino e quel ritiro a Sarnano: “La Salernitana ha tutto da guadagnare lì. Castori? Servono tempo e pazienza”

L’ultima volta che la Salernitana scelse Sarnano come base delle operazioni estive per mettere in moto la squadra in vista della stagione ventura, è stata nel 2016 e l’allenatore era Giuseppe Sannino. L’ex tecnico granata rievoca quel ritiro in un’intervista sulle colonne de Il Mattino: “Il ritiro è il primo mattoncino di una costruzione solida. Se la squadra si cementa a Sarnano, metà del lavoro è già fatto. Io ne ricordo il clima fresco, che è di grande aiuto per una squadra che deve recuperare in fretta energie. Il nostro albergo era in cima, si poteva raggiungere il campo di allenamento anche a piedi e io preferivo questa soluzione logistica: ne approfittavo per le mie corsette mattutine. A furia di correre familiarizzavo con la gente del posto e ho stretto amicizia con il comandante e il vicecomandante della polizia municipale. Persone splendide, che frequento ancora. La Salernitana ha fatto bene a puntare tutto su Sarnano, ha tutto da guadagnare. A cominciare dagli strumenti di lavoro: il terreno di gioco ha un buon fondo e c’è anche la pista d’atletica. Soluzione congeniale: noi riuscimmo a lavorare splendidamente. Nelle Marche hanno la cultura dell’accoglienza, il popolo di Sarnano ha sofferto per la tragedia del terremoto e nel dolore si è compattato. Sa cosa significa soffrire e sa cosa significa accogliere, aiutare, mettere a proprio agio“.

Il mister di Ottaviano ricorda anche qualche aneddoto, come quello con protagonisti Mantovani e Donnarumma: “È uno dei tanti, ma è acqua passata, ormai antologia. Mantovani impressionava per capacità di giocare d’anticipo, personalità e applicazione. Dissi all’attaccante di non lamentarsi della marcatura asfissiante, perché nel calcio c’è sempre da dimostrare e non conta la carta d’identità. Con me ha sempre giocato chi ha meritato“.
Mantovani è anche l’unico giocatore di quella rosa rimasto alla Salernitana, insieme a Odjer, che una volta tornato dal prestito potrebbe rimanere: “Il tempo passa, è anche naturale che i gruppi di lavoro siano cambiati. Sono contento per Mantovani: è tagliato per la difesa a tre, è un giocatore veloce, può diventare un nuovo punto di riferimento, superati i problemi fisici che lo hanno tormentato. Odjer è un trottolino. Può completare la batteria di centrocampo, è un giocatore utile“.

Dopo quattro anni è invece giunta all’epilogo la vicenda Rosina, su cui proprio Sannino puntò fortemente, eleggendolo anche immediatamente capitano: “Era il giocatore di maggior pedigree e io avevo bisogno di un leader. Rifarei ancora oggi quella scelta. Rosina si aggregò in extremis e trascorremmo larga parte del ritiro a corteggiarlo. Decisi di insistere con la società, ad oltranza. Non promossi solo Rosina, ma volevo promuovere tutta la squadra. Poi non mi fu data la possibilità di proseguire“.

Più telegrafico sulla stagione in via di conclusione: “Non è stato raggiunto l’obiettivo e la proprietà ha deciso di cambiare. Spezia e Frosinone le più forti? Arrivano in finale e significa che hanno avuto una marcia in più, abili a resistere alla pressione, alla volata di agosto, al caldo asfissiante“.

Come sul nuovo allenatore scelto dalla società: “Castori è una persona umile, scrupolosa, preparata. Viene dalla gavetta e parte con il vantaggio di aver lavorato con diversi giocatori. La società da lui si aspetta la risalita ma occorrono tempo e pazienza. È necessario“.

Poi conclude con le difficoltà che sorgeranno in un ritiro ai tempi del Covid: “Le squadre professionistiche hanno bisogno di trasformare la parte atletica e i carichi di lavoro in velocità, schemi, intesa. È più agevole organizzare amichevoli con squadre professionistiche, già abituate a test e tamponi: aumenta il coefficiente di difficoltà ma sono salvaguardate salute e sicurezza. Sarà importante il rodaggio: ricordo che noi ad agosto conquistammo una meritata e sofferta qualificazione in Coppa Italia a Benevento, dopo aver disputato alcuni test contro Civitanovese e Sambenedettese. Si dice «calcio d’agosto non ti conosco» ma in realtà si tratta di verifiche importanti, che servono all’allenatore per constatare i progressi e alla società per capire dove intervenire. I tifosi sono il sale del calcio e gli stadi svuotati di passione sono la sconfitta più grande, per tutto il movimento. Sarà, dunque, importante anche recuperare contatto con il pubblico, sebbene dal primo settembre con un numero ridotto e per alcuni eventi.Servirà non solo la sciarpa ma anche la mascherina. Il calcio è cambiato ma non ci hanno ancora tolto la magia del ritiro, quando tutti lavorano per trasformare il sogno in realtà“.

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