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Serie B 2020/21: tre club di C certi del posto se i tornei non riprenderanno. Quali scenari?

Tutti sperano di tornare a distrarsi e intrattenersi con il calcio, ma tutti sanno che ciò dipenderà da come e quanto tempo ci vorrà a gestire l’emergenza Coronavirus. Non sono mancate ipotesi e speculazioni su cosa ne sarà di questa stagione calcistica 2019-2020, soprattutto da parte dei protagonisti. Se tornare sui campi non sarà possibile, bisognerà capire anche come disegnare la stagione 2020-2021. Immaginare delle retrocessioni è complicato, si rischierebbe di assistere a una lunghissima serie di ricorsi.

Per quanto concerne le promozioni in Serie B ci sono tre squadre che attendono novità a breve: Monza, Vicenza Reggina hanno già un piede e mezzo in cadetteria e dunque si opporrebbero senza dubbio ad un blocco delle promozioni. Una ipotesi smentita dal numero uno della Federcalcio Gabriele Gravina il quale, nelle scorse ore, ha negato la possibilità che cambino i format dei campionati (clicca qui per i dettagli). Niente da fare dunque per chi, come Aurelio De Laurentiis, sperava in una B a 24 squadre

Il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, non ha usato mezzi termini per descrivere la situazione attuale. Interpellato da TuttoMercatoWeb paragona questa emergenza a una guerra. E la prima cosa da fare quando la guerra sarà finita, è riparare il tetto della propria abitazione per evitare che si allaghi, non pensare a promozioni e retrocessioni. “Io spero di giocare domani, ma questo virus maledetto ti fa capire come promozioni e retrocessioni siano cose estremamente secondarie. A chi litiga su queste faccende mentre il Paese piange i propri morti direi cose violente, ma non voglio essere maleducato” sbotta Ghirelli.

Questa situazione non sta avendo ripercussioni meramente sanitarie, l’impatto sul sistema economico sarà grave. Secondo il numero uno della Lega Pro questo non vorrà dire che molte squadre falliranno, ma che gli imprenditori che ne sono a capo dovranno fare delle scelte e le proprie aziende madri verranno prima di quelle sportive. Inoltre questa non è una guerra normale, perché anche quando finirà, la gente avrà paura di riabbracciarsi e di riflesso avrà timore di ritornare a riempire gli spalti degli stadi, non si potrà più ragionare come prima.

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