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Tamponi Lazio, Lotito nel mirino. FMSI propone test anti Covid “centralizzati”

Mentre Claudio Lotito è nell’occhio del ciclone per il caso di Ciro Immobile e le indagini della procura federale sui tamponi effettuati dalla Lazio, il presidente della Federazione Medici Sportivi Italiani, Maurizio Casasco, propone una soluzione: i test anti Covid… centralizzati, con un unico ente preposto a raccogliere, elaborare e analizzare i dati di tutti i gruppi squadra del campionato.

Il co-patron granata sta vivendo con la Lazio momenti di burrasca. La procura federale, infatti, vuole comprendere i rapporti tra la Lazio e l’Asl di competenza e sta svolgendo indagini per accertare se i protocolli siano stati seguiti alla lettera dal club capitolino, che per i suoi tamponi si affida a un centro di Avellino di proprietà di Massimiliano Taccone, figlio dell’ex presidente irpino, Walter. Lo stesso a cui si è affidata la Salernitana, figlia della medesima proprietà, a partire dalla ripresa del campionato post-lockdown dello scorso maggio. Nei prossimi giorni potrebbero esserci sviluppi. Se la procura federale ravvisasse irregolarità, per Lotito potrebbero anche scattare sanzioni, in quanto presidente della Lazio. Si vedrà.

Intanto sulle colonne della Gazzetta dello Sport oggi in edicola Maurizio Casasco propone un interessante modo per risolvere, o quantomeno attenuare, i problemi in tal senso. La proposta sarà fatta per la Serie A, ma non è detto che non venga prese in considerazione anche dalla B. “Al Consiglio di Lega proporrò un nuovo protocollo riservato alla Serie A. Qualcosa che avrà come base quello di Cts e Figc, perché Gravina ha fatto un ottimo lavoro, ma andrà oltre, in modo più stringente. Del resto se lo Stato ha fatto Dpcm sempre più stringenti, lo deve fare anche il calcio, che vive nella società. Non possiamo non accorgerci di essere nel bel mezzo di una pandemia – ha detto il presidente della FMSI – In un mondo professionistico come questo non si può andare avanti con il “fai da te”, servono un metodo, un sistema e un protocollo su base scientifica e unitaria. Ci deve essere un sistema centrale e uniforme, con un unico metodo di controlli fatti in un solo laboratorio qualificato per tutti i club e con le stesse procedure di analisi. Dunque medesima attenzione al prelievo, che va fatto correttamente per non rischiare falsi negativi, e col tracciamento della cellularità; devono essere processate, attraverso reagenti autorizzati, le stesse sequenze genetiche, come ha fatto la Uefa ma anche ad esempio la Lombardia; sono necessari la conservazione e il trasporto corretto dei campioni, come nell’antidoping; il laboratorio unico deve poi comunicare tempestivamente i risultati non solo ai club, ma anche alla Lega, garantendo la trasparenza. Sarebbe opportuno infine che anche gli enti sanitari locali, che per legge vanno coinvolti, si informino e si uniformino”.

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