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UFFICIALE. C’è l’annuncio di Sousa: versatile, coraggioso e motivatore

Adesso è arrivata anche l’ufficialità: Paulo Sousa è il nuovo allenatore della Salernitana. L’house organ del club granata ha finalmente ufficializzato il nome del successore di Davide Nicola. L’orologio segna le 22:30: “L’U.S. Salernitana 1919 comunica di aver raggiunto l’accordo con il Sig. Paulo Sousa e di avergli affidato la guida tecnica della prima squadra”. Clicca qui per il video del primo giorno dell’ex Flamengo al Mary Rosy.

Palmares

Classe 1970, il portoghese è stato portato in Italia per la prima volta nel 1994 da giocatore dalla Juventus (di cui a Salerno è presente una folta colonia di ex) con cui vinse una Coppa dei Campioni, bissata poi al Borussia Dortmund un anno dopo. Fu l’Inter a riportarlo in Italia nel gennaio del 1998, prima di una parentesi al Parma. Da allenatore ha vinto due campionati, col Maccabi Tel Aviv in Israele e col Basilea in Svizzera. Proprio il doppio trionfo consecutivo gli valse la panchina della Fiorentina nel 2015. Adesso la seconda avventura alla guida di un club italiano.

Il profilo e la storia

Paulo Sousa ha la fama di tecnico versatile, intelligente e capace di motivare molto i suoi uomini. E’ capace di schierare i suoi con due moduli diversi contemporaneamente, uno per la fase di possesso, uno quando la palla è tra i piedi degli avversari, ed a Firenze se lo ricordano come il fautore del miglior calcio nel passato recente. A Salerno ha gli ingredienti per realizzare le sue idee di calcio, sperimentate a diversi livelli e latitudini, a livello di clubs e di Nazionali, dove si studia tanto e si gioca di meno. I primi passi come allenatore della Selezione Under 16 del suo paese, poi una breve parentesi da Vice Selezionatore della Nazionale maggiore a precedere la prima panchina “vera”, con il QPR del vulcanico due Briatore-Ecclestone, ma dura poco. Un torneo di Serie B inglese con lo Swansea (chiuse ottavo), prima del lungo girovagare che lo ha portato a Firenze. Fa le prove generali in Ungheria col Videoton dove arriva secondo dietro al Debrecen, poi conquista campionato d’Israele col Maccabi Tel Aviv e quello svizzero col Basilea. È li che lo notano i Della Valle nel giugno 2015 per rimpiazzare un Vincenzo Montella entrato in rotta con la società. Il biennio in Toscana è molto positivo: quinto posto con 64 punti al primo tentativo (con eliminazione ai sedicesimi di Europa League per mano del Tottenham), ottavo posto con 60 punti l’anno dopo, con sedicesimi di nuovo indigesti questa volta per una serata negativa al Franchi contro il Borussia Monchengladbach. L’ombra di Walter Sabatini dietro il suo faraonico passaggio al Jiangsu Suning, quando Zhang attirava campioni e allenatori nel campionato cinese a suon di milioni (vinse la concorrenza di Spalletti, di Ventura e Guidolin). Ed infatti alla corte di Sousa arrivarono il belga Witsel ed il brasiliano Pato già in fase calante. È il Bordeaux a riportarlo in Europa un anno dopo e ridargli la vocazione di tecnico che dà fiducia ai giovani: Tchouameni, Adli, Karamoh solo per citarne alcuni. La nazionale della Polonia gli offre la panchina nel 2020 e guida i biancorossi nell’Europeo giocato nel 2021 a causa del Covid. Un solo punto (ma con la Spagna) tra i ko di misura con Slovacchia e Svezia. Poi, arrivato secondo dietro l’Inghilterra nelle qualificazioni a Qatar 2022 si dimette per guidare il Flamengo e rinunciando ai playoff per la fase finale (poi vinti contro la Svezia). In Brasile dura poco, appena sei mesi ed arriva l’esonero.

Il modulo più utilizzato in carriera è il 4-2-3-1 ma come detto non è un integralista e ama plasmare la squadra in base ad interpreti e avversari. A Firenze ha mostrato la sua natura camaleontica: palla al piede sceglieva il 3-4-2-1 con Bernardeschi e Ilicic alle spalle di un Nicola Kalinic che non ha più ripetuto i numeri realizzativi visti in viola. In fase di non possesso il modulo diventava 4-4-1-1 grazie all’arretramento di Bernardeschi. Gli ultimi anni della sua carriera segnano comunque un ritorno alla difesa a quattro. L’Agente Fifa Nicolato ha dichiarato: “È una grande persona, molto intelligente con una mentalità aperta e curiosa verso tutti gli aspetti che riguardano la preparazione calcistica. Lavora accuratamente sulla psicologia dei suoi calciatori. Ciò che a lui interessa è poter lavorare con tranquillità. E’ un allenatore che difficilmente scende a compromessi, crede nei suoi valori e nelle sue idee. Non ha paura di rischiare, puntando magari anche su giovani calciatori sconosciuti, perché è sicuro dei suoi mezzi”. L’ex viola Borja Valero ha invece svelato in passato un aneddoto relativo alla scelta dell’undici titolare: “Era terrorizzato dalla fuga di notizie. Dava la formazione mostrandoci sullo schermo facce e posizioni dei titolari. L’immagine durava pochi secondi, dovevi essere velocissimo a capire se c’eri e dove giocavi”.

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