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Una Torre(troppo)grossa da scalare: Salernitana presuntuosa a Brescia, ko senza attenuanti

Netto e perentorio il risultato finale. La differenza tecnica e tattica tra Brescia e Salernitana non lascia spazio a dubbi, ma solo a certezze: Rondinelle che hanno spiccato il volo per la massima serie e granata presuntuosi e senza identità, costretti a soffrire fino all’ultimo per riuscire a mantenere (a fatica) la categoria.
Si, la Salernitana è stata presuntuosa al cospetto della capolista: Gregucci espone i granata (“a viso aperto”) ad una debacle inevitabile, non ha rispetto per la prima della classe che è anche la squadra più offensiva della cadetteria: regala la superiorità numerica a centrocampo (cosa abbastanza frequente a dire il vero); si disinteressa degli inserimenti delle mezzali bresciane (Bisoli e Dessena) e del gioco fuori linea degli attaccanti (in particolare Tremolada e Torregrossa).
Il frutto di queste scelte è una squadra sempre a “palla scoperta”, con una linea difensiva alla mercé degli inserimenti dei centrocampisti e delle rotazioni dei tre attaccanti bresciani. Ad ogni palla rubata, sotto la sagace regia di un Tonali preciso e puntuale, Dessena e Bisoli risultano sempre abili ad attaccare spazi vitali e capaci di far male alla Salernitana. Impeccabili, poi, Tremolada e Torregrossa nel capire come e quando riempire spazi fuori dalla portata dei poco reattivi difensori granata e favorire l’inserimento degli interni di centrocampo: Donnarumma basculava e teneva bassi due dei tre centrali granata, mentre il terzo era portato “fuori dalla linea difensiva” dai bravi attaccanti del Brescia.
E la Salernitana? I tre centrali di difesa sempre e solo attirati dalla palla: lenti, imprecisi e poco “coperti” daI due mediani. Akpro e Di Tacchio (condizione psico-fisica a parte) sono apparsi sempre inefficaci in quel ruolo. I due erano pronti a ripartire in fase di possesso, ma perennemente “sopra palla” ed in ritardo sulle “coperture preventive” e sempre a rincorrere l’inserimento avversario. La Salernitana paga sempre e tanto nella zona nevralgica, ma purtroppo questo è un vecchio refrain.
Le domande sono tante e spontanee: perché non gestire la partita, leggendo evoluzioni e tempi di gioco? Perché regalare in ogni partita almeno un giocatore – Jallow – che continua inutilmente ad essere impiegato e giocare per cercare una profondità che si fatica a capire come possa trovare? Perché nella ripresa Djuric scompare appena viene inserito Calaiò? Perché l’uno deve oscurare l’altro? Perché abbandonarsi ad un avversario, pur conoscendone qualità ed aspetti tattici ben precisi?
Non è concepibile che in quattro mesi non si riescano ancora a valutare limiti, pregi (pochi) e potenziale della rosa a propria disposizione. A tutti piacerebbe veder giocare una Salernitana capace di imporre gioco e costringere gli avversari a subire e magari a discutere del proprio credo tattico. I fatti, i risultati e la classifica dicono ben altro: meno fioretto e più sciabola, corsa, contrasti, chiusure e ripartenze. Probabilmente risulterebbero molto più efficaci…

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