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Volata promozione: tripudio e immaginazione, la voglia di chi non ha mai smesso di crederci

Il coraggio di chi è consapevole che nessun traguardo è precluso. Il cuore di chi non accetta di deporre le armi senza prima aver profuso l’ultima goccia di sudore. La voglia di chi non ha mai smesso di crederci anche quando la gara sembrava stregata ed il pomeriggio prendere una piega nefasta, complici i risultati degli altri campi. La Salernitana riscrive nuovamente la storia del torneo di B, rimonta clamorosamente il Venezia in pieno recupero e porta a casa tre punti fondamentali nella volata promozione. La doppietta di Gondo consente ai ragazzi di Castori di tenere il Lecce a vista e distanziare il Venezia, a -7 e con lo scontro diretto a favore dei granata.

Guai a parlare di fortuna. Sarebbe ingeneroso, quasi offensivo nei confronti della Salernitana. Di questa Salernitana. Che a volte ha raccolto bottino pieno col minimo sforzo. Ma non ieri. Perché il successo contro i lagunari, seppur rocambolesco, è frutto della ferrea forza di volontà di Di Tacchio e compagni e delle scelte di Fabrizio Castori, bravo ancora una volta a cambiare il volto del match con le sostituzioni, tempestive e coraggiose. Nel calcio ai tempi del Covid i cinque cambi spesso e volentieri risultano decisivi per sovvertire i destini del match. Così è stato anche ieri all’Arechi: dalla panchina sono arrivati non soltanto i due gol di Gondo, ma anche lo spessore di Djuric, gli inserimenti di Capezzi, l’imprevedibilità di Anderson e la ferocia agonistica di Jaroszynski. Forze fresche, fisiche e mentali, che hanno risvegliato la squadra dalla paura. Perché dopo un buon approccio, il palleggio dell’ottimo Venezia sapientemente guidato dall’emergente Zanetti ha irretito Gyomber e soci. Il gol ospite è stato logica conseguenza di una squadra bloccata mentalmente, incapace di trovare la profondità sull’isolato Tutino. Cicerelli e Kupisz, devastanti a Chiavari, non riescono a trovare tempi di inserimento e faticano ad assicurare i necessari raddoppi in catena. Casasola è spesso solo in mezzo a Di Mariano e Maleh. Alla mezz’ora il Venezia è in vantaggio e padrone del campo e del possesso palla. La reazione della Salernitana prima dell’intervallo è frutto più dei nervi che dell’organizzazione ma pure si traduce in tre buone chance sventate dall’ottimo Maenpaa.

Nella ripresa Castori getta nella mischia subito Capezzi e Djuric. Il Venezia prova ad addormentare la partita affidandosi ad un possesso palla orizzontale e alle ripartenze su Di Mariano. Una sorta di sudditanza psicologica quella della squadra di Zanetti che, per una volta, si riscopre ragioniera e non garibaldina. Atteggiamento che tiene in vita la Salernitana fino all’ultimo istante. Castori azzecca la mossa Anderson ed il passaggio al 3-4-1-2. Kiyine, fino a quel momento abulico e nervoso, inizia a spadroneggiare nell’uno contro uno sull’esausto Mazzocchi. Lo stesso fa Casasola sul binario opposto. La Salernitana ha più gamba rispetto all’avversario, ormai incapace di uscire dalla tana della propria metà campo. Le occasioni di marca granata si sprecano, tutte nate da spunti sulle corsie esterne. Prima Kiyine propizia la chance per Casasola, poi l’argentino pesca il testone di Djuric che timbra il palo. Sembra un pomeriggio stregato, ma non per questa Salernitana. Il pari arriva da palla inattiva con Gondo, subentrato a uno spento Tutino, bravo a ribadire in rete da pochi passi la corta respinta di Maenpaa. La rete subita è una sorta di doccia fredda per gli ospiti, ormai convinti di tornare in Laguna con i tre punti. La Salernitana ci crede, Kiyine scappa ancora via sulla fascia e scodella una palla velenosa a centro area. Djuric fa a sportellate con Maenpaa che perde palla, Gondo incredulo appoggia in rete tra le vibranti proteste arancioneroverdi. La rete è infatti viziata da un evidente fallo del gigante bosniaco sul portiere ospite. Fourneau, in precedenza, era stato fin troppo benevolo su Crnigoj, già ammonito e autore di reiterati falli.

Il resto è tripudio ed immaginazione. Alzi la mano chi non ha pensato a cosa potesse essere l’Arechi senza l’incubo Covid. Ma tant’è. I pensieri si dissolvono quasi immediatamente a contatto con la realtà che non ammette pause e rilassatezze. Martedì si torna in campo contro il Monza, altro appuntamento decisivo per blindare il terzo posto e mettere pressione al Lecce che attende l’arrivo del Cittadella prima di far visita a Balotelli e compagni in Brianza. Un primo traguardo è stato già raggiunto: tornare a trepidare, ad emozionarsi, a sperare ed a sognare. Vietato fermarsi proprio ora sul più bello.

1 Commento

1 Commento

  1. Marco da Milano

    18/04/2021 at 12:14

    Gran bell’articolo, ma non c’è nessun fallo di Djiric sul portiere. Vá sulla palla che praticamente tocca insieme al portiere; si gira di schiena per attutire il prevedibile impatto; non usa gomiti o spalle e non ostacola l’uscita. Semplicemente contende palla ed è grosso, ma a differenza del portiere non ha le mani da poter usare. Eppure prevale.
    Nessuna regola impone all’attaccante di stendere un tappeto rosso sull’uscita del portiere. Lo sa bene Belec che ha fatto il suo unico errore in questa grande stagione in una situazione simile e nessuno ha parlato di fallo sul portiere.

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