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“Adattare i giocatori alle tattiche e non viceversa” la visione di Paulo Sousa raccontata dalla Polonia

Scelta giusta o scelta sbagliata, è un risultato soggettivo. Nella vita davanti ad un bivio si prende spesso la strada che forse risulterà quella flop. Ma è così, nessuno può avere la sfera di cristallo. Ne sa qualcosa Paulo Sousa che dal gennaio al dicembre 2021 ha vissuto l’esperienza di commissario tecnico della Polonia. Esperienza poco esaltante e ma comunque un altro tassello di caratura internazionale. In quindici partite alla guida delle aquile bianche, il tecnico lusitano ha raccolto sei vittorie, cinque pareggi e quattro sconfitte. Nonostante questa breve parentesi, giocatori del calibro di Lewandowski e Szczesny non possono che esaltare e complimentarsi per la gestione del tecnico ex Fiorentina.

Paulo Sousa e la “disputa” con la Polonia

Dalla qualificazione ai Mondiali del Qatar (compiuta) passando per amichevoli e un campionato europeo, stoppato nella fase a gironi con l’ultimo posto ad uno solo punto nel raggruppamento E, con Spagna, Svezia e Slovacchia. Da gennaio a dicembre, dicevamo, nel ruolo di ct della Polonia fino ad arrivare dopo Natale ad accettare le sirene “calde” dei Mengao, il Flamengo in Brasile. Un braccio di ferro con la federcalcio polacca, che alla fine lo ha liberato, facendolo diventare il nuovo allenatore del club rossonero presentandosi come “orgoglioso di essere la guida della squadra con più tifosi al mondo”. Peccato per l’esonero, arrivato dopo circa cinque mesi mentre la Polonia si avviava a partecipare al Mondiale del Qatar. «Paulo Sousa credo non abbia apprezzato e capito in pieno il valore e la tradizione, seppur ancora orfana di trofei prestigiosi, della Nazionale polacca» sottolinea ai nostri microfoni Tomasz Skrzypczyński, collega di SportoweFakty: «Una storia, la nostra, fatta di sofferenze e sacrifici come dal dopoguerra alla prima crisi negli anni 2000 fino alle ultime tenere soddisfazioni grazie a giocatori del calibro di Robert Lewandowski. Proprio con l’attaccante del Barça il tecnico aveva un ottimo rapporto, così come Szczesny continua a dire che Sousa è un ottimo allenatore. La Polonia ha davvero iniziato a giocare un calcio più offensivo, ma peccava in difesa perchè non avevamo tre buoni difensori per il suo 3-5-2 e prendemmo molti gol. Da una persona romantica calcisticamente parlando, ci si aspettava maggiore educazione soprattutto quando presentandosi al nuovo club disse, quasi come una frecciatina “A me piacciono posti caldi e pieni di passione come questa scelta di venire al Flamengo” una frase abbastanza irresponsabile e irrispettosa verso di noi».

A Varsavia, quindi, come è stato preso questo atteggiamento? «La federcalcio polacca in un primo momento aveva negato la rescissione ma poi, indispettita del comportamento, è arrivata ad una risoluzione del contratto con Sousa che ha pagato una penale. Sotto la sua gestione la Polonia non ha raccolto grandi risultati visto che all’Europeo è uscita alla fase a gironi raccogliendo un solo punto, nelle qualificazioni mondiali ha chiuso dietro l’Inghilterra e ha giocato i playoff contro la Russia. Guardando poi all’esperienza in Brasile, Paulo Sousa viene licenziato dal Flamengo dopo nemmeno sei mesi di permanenza sulla panchina rossonera, il karma ha voluto che proprio un suo collega volesse quasi fargli le scarpe, Jorge Jesus, dicendo di potergli subentrare per salvare la squadra. Ecco, credo che starà rimpiangendo non solo la scelta brasiliana ma anche la possibilità di non aver staccato il biglietto con la Polonia per Qatar 2022».

Come pensi possa essere il nuovo corso di Paulo Sousa al ritorno in Italia? «Mi auguro che il tecnico possa fare benissimo fin da subito in una piazza affascinante come Salerno. Gli piace giocare con la palla, con passaggi corti, pressing e in Polonia voleva giocare con difensori molto alti ma il problema è che non avevamo difensori con una buona velocità e ritmo e questo è stato il suo problema più grande. Gli piace adattare i giocatori alle tattiche, non le tattiche ai suoi giocatori. Nel suo lavoro in Polonia non ha avuto grossi problemi con i giornalisti, non ha mai avuto un atteggiamento fuori posto. e fino ad oggi non ho mai sentito parlare di problemi personali e litigi negli spogliatoi con i giocatori. Nutro tanta curiosità per questa nuova esperienza del mister, è davvero un demagogo, parla magnificamente durante le conferenze stampa».

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