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D’Arrigo si presenta: “Medici-Pionieri ai tempi del Covid-19. Non potevo rifiutare Salerno”

Ha accettato quasi a scatola chiusa. Gli è bastato sentir parlare di Salerno, dell’Arechi e dei granata. Epifanio D’Arrigo da oggi è il nuovo responsabile sanitario della Salernitana. Gli è bastata una chiacchierata con Fabiani per riaprire l’album dei ricordi nei quali sono subito saltati alla mente vecchi amici/pazienti che sono anche ex granata come Vittorio Tosto e Michele Murolo. “Il direttore Fabiani mi ha contattato al telefono – confessa seraficamente Epifanio, ma per tutti Nello D’Arrigo (foto in alto cortesia Luigi Penna, Sorrento 1945) – c’è stata subito intesa e nel giro di un batter di ciglia ho accettato l’incarico”. Una pausa e aggiunge. “Stiamo parlando della Salernitana, una squadra blasonata, un club prestigioso con un secolo di storia. Un’offerta del genere non si poteva proprio rifiutare”. D’Arrigo è medico sportivo, laureatosi (nel 1986) a Napoli, al Secondo Policlinico, in Medicina e Chirurgia e specializzatosi in medicina dello sport e traumatologia (e malattie metaboliche) tre anni più tardi.  “Domani sarò a Salerno per presidiare ai test sierologici del “gruppo squadra” e ne approfitterò per visitare anche le strutture. Se dovessero essere necessari ulteriori adeguamenti in relazione al protocollo dettato dal Cts li faremo senza problemi”. Già, il protocollo. Quello che per molti suoi colleghi è stato il pomo della discordia (e del divorzio in alcuni casi come il medico del Trapani, Mazzarella) non lo è per D’Arrigo. “Noi medici siamo come pionieri in questo momento particolare – ammette – Ho letto attentamente il protocollo: ognuno dovrà essere bravo ad eseguire il proprio compito”. Il nuovo responsabile sanitario parla anche della discussa responsabilità penale dei camici bianchi. “Ogni medico risponde di quello che può controllare. Non certo di tutto il resto. Il gruppo squadra di 40 persone non sta certo con me h24 e per giunta sotto una campana di vetro. Il mio compito è quello di mettere di mettere a disposizione tutti i dispositivi necessari per la salvaguardia della salute di ogni singolo individuo, attenendomi scrupolosamente al protocollo”.

 

 

 

 

Sposato con cinque figli, D’Arrigo – 59 anni – veniva simpaticamente invitato da Maurizio Sarri ai tempi del Sorrento (di cui era medico sociale con l’attuale tecnico della Juventus in panchina) a rimpinguare la rosa rossonera. “Quando c’era qualche infortunato di troppo Sarri – sorride – mi suggeriva di convocare i miei figli”. Il medico è venuto spesso da “avversario” all’Arechi, ai tempi dell’Avellino (dal 1993 al ‘97) e del Sorrento (con Paulinho in attacco), ma ha anche molti amici che hanno lasciato il segno con l’ippocampo sul petto. “Con Vittorio (Tosto) mi lega un’amicizia ultra ventennale. L’ho seguito fin dai tempi della Salernitana e per tutto il suo successivo excursus calcistico. Michele Murolo, invece, mi chiamava anche per un semplice mal di testa da quando era al Marcianise, ma in campo era sempre un mastino. Con i granata lo ricordo un leone”. D’Arrigo guarda anche al presente, ma non si sbilancia sul suo staff. “Conosco qualcuno della Salernitana, ma per i dettagli riguardo staff e fisioterapisti mi riservo prima di prendere bene visione di ogni cosa. Non ho ancora parlato con nessuno”. Una chiosa su Salerno e la Salernitana. “E’ un orgoglio e un onore lavorare a Salerno. Mi reputo una professionista fortunato per questo. Lotito? I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un grande uomo di calcio”.

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