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Il successo “ruspante” è di tutti: ora senza paura nell’Olimpo del calcio

Dal 10 maggio 1998, al 10 maggio 2021. Ventitré anni dopo la Salernitana torna in Serie A. E lo fa meritatamente, non da ammazza campionato ma da outsider. Che ha saputo farsi strada, sgomitando con grinta e determinazione. E un carattere coriaceo, lo stesso del proprio condottiero.

Giusto che nella giornata della grande festa a godersela in panchina ci sia Fabrizio Castori, tornato in sella dopo la fastidiosa parentesi della positività al Covid. Il successo ha il volto ruspante del tecnico marchigiano, l’antitesi del calcio totale votato all’estetica ma non per questo meno produttivo ed efficace. Anzi. Zero-tre e tutti a casa, esorcizzando anche lo spauracchio Pescara, campo mai generoso per i colori granata.

Ore 15:52, questa volta si: è SERIE A! Senza attenuanti né discussioni. Il +5 finale sul Monza rende merito e giustizia alla truppa granata che avrebbe vinto il campionato anche senza i tre punti a tavolino contro la Reggiana. È Serie A, è di nuovo Olimpo del calcio. Per la terza volta in oltre cento anni di storia. È la vittoria, come detto, dell’allenatore – il primo a credere nelle potenzialità di questa squadra – e dello staff tecnico tutto, bravo a non far sentire l’assenza di Castori nelle tre gare più importanti della stagione. È la vittoria del gruppo. Unito, compatto, granitico. Senza solisti, senza prime donne. Una spina dorsale di ferro: saracinesca Belec, muro Gyomber, diga capitan Di Tacchio. È la vittoria della coppia Djuric-Tutino, gol giusti al momento giusto. È la vittoria della società, che stavolta ha fatto parlare i fatti portando la Salernitana dove meritava. E che ora dovrà affrontare con chiarezza e risolutezza la scottante tematica multiproprietà.

È la vittoria della tifoseria. Di chi aveva soltanto assaporato ventitré anni fa il massimo palcoscenico calcistico italiano, di chi la Serie A l’ha vista soltanto in foto e video d’archivio, di chi ha aspettato anni per godersi questo momento ma anche di chi ha potuto assistervi soltanto da lassù. Di chi c’era con l’Internapoli nell’esordio assoluto del nuovo corso Lotito-Mezzaroma, di chi ha lottato per far tornare marchio, colore e denominazione, di chi l’ha scortata a Gavorrano, Poggibonsi, Lamezia e nel doppio playout a Lanciano e Venezia.

È la vittoria di una città in forte ascesa sul piano socio-culturale ma che può e deve trovare uno slancio definitivo su quello economico, magari con la promozione in A a far da prezioso traino. È la vittoria di tutti, di chi ha sempre sostenuto ma anche di chi ha criticato con amore, spronando la società a far meglio. E ora mActe Animo, Salernitana: senza paura al cospetto dei giganti del calcio…

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