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L’ex granata Perticone attacca Spadafora: “Si riconosca dignità del calcio”

Calcio sì, calcio no. Ripresa dei campionati o meno. Un dubbio, diventato quasi amletico nelle ultime ore in cui la fase 2 post- emergenza Coronavirus inizia a delinearsi sempre più forte e sempre più marcata. In queste linee, rimane una curva (appesa) quella che riguarda lo sport e più strettamente il calcio. In basso, ad attendere e a sperare, non solo gli addetti ai lavori, ma anche i veri e propri protagonisti dello “sport degli italiani”. In questi giorni, sono tantissimi gli appelli, che i calciatori di ogni categoria hanno lanciato a ministri, a società, al Governo stesso. Tra questi l’ex granata Romano Perticone, che ha fatto del suo profilo instagram un vero e proprio canale di informazione e di condivisione, spesso di discussione, in questo periodo di stop forzato. Un’immagine emblematica – pubblicata oggi – dal proprio profilo, rappresenta infatti per il giocatore attualmente in forza al Cittadella un simbolo di speranza, emblema della voglia di ritornare sul rettangolo verde: “Questo c’è, solo questo. In un luogo tra i più remoti della terra, in mezzo al Serengeti, dove abitano gli Hadzabe, tra gli ultimi esseri umani a vivere ancora di raccolta e caccia”, scrive l’ex giocatore della Salernitana, allegando l’immagine di un posto deserto, con degli alberi che fungono da porta di calcio.

“La sua frase “Io non ce l’ho con il calcio” , ministro Spadafora, oltre ad essere una accusatio manifesta è inaccettabile per il valore che ha questo sport nel mondo; è come se il ministro della cultura spiegando che i concerti saranno sospesi si giustificasse dicendo di non avercela con la musica. Sente come stona? – continua poi lanciando l’appello al Governo e puntando il dito contro il ministro allo sport – Quando disse ad inizio emergenza che il calcio sarebbe dovuto uscire dalla propria bolla avevo già capito, che lei non aveva capito. Si ricordi, quando si riferisce a questo sport, che il calcio è innanzitutto emozione, rispetto dell’altro, cooperazione, socialità. La vera bolla è la demagogia, il celare l’incompetenza con le banalità.
Noi calciatori siamo abituati ai luoghi comuni, agli stereotipi che ci vogliono ignoranti e fuori dalla realtà. Noi non possiamo parlare di economia o politica in quanto calciatori ma abbiamo dovuto accettare ministri dell’istruzione senza laurea, ministri degli esteri che non parlano inglese e addirittura ministri dello sport che non ce l’hanno con il calcio”.
Infine la richiesta – seppur velata – a decidere in fretta sulle sorti del calcio nazionale: “Noi accettiamo qualsiasi decisione purché si riconosca la dignità di questo sport, purché si inizi a lavorare per un cambiamento culturale che si avvicini a quei modelli di altri paesi dove l’atleta non ha intrinsecamente qualcosa in meno a livello cognitivo, dove si aiuti il suo percorso a livello scolastico, in strutture degne di questo nome. Se questa fosse la sua visione tra l’altro non avrebbe senso che lei si riducesse lo stipendio anzi meriterebbe molto di più. Qualsiasi decisione prenderete si ricordi che il calcio è la cosa più importante tra le cose meno importanti, lo sanno bene anche gli Hadzabe”.

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