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Lotito vuole allenamenti, Gravina dice no: “A casa devono restare tutti. Il futuro del calcio mi preoccupa”

Lotito si è arreso, fermando gli allenamenti della Lazio. A ruota anche De Laurentiis, mentre è ancora caos sulla data di ritorno in campo. Ieri il Premier Conte ha ancora parlato alla Nazione, l’emergenza Coronavirus è sempre viva e tutto il sistema ne è coinvolto. Anche, naturalmente, il calcio che è sempre più in confusione. Tra chi vuole tornare a giocare e chi invece pensa solo a salvaguardare la salute pubblica, si inserisce il numero uno della Figc Gabriele Gravina che in un’intervista concessa al quotidiano Il Giornale prova a fare chiarezza: “Ne sento di tutti i colori e ai miei interlocutori ripeto un concetto molto semplice: noi abbiamo una stella polare, è il decreto del Governo che ha fissato al 3 aprile il primo, provvisorio traguardo per il ritorno agli allenamenti. Quella data, per ora, fa fede. Il resto è solo chiacchiericcio. La Lazio chiede autonomia dei club? Sull’argomento non abbiamo certezze da offrire. Che parli un esponente della comunità scientifica, ipotizzando una data, mi sembra pertinente. Da evitare invece la schizofrenia. Bisogna correggere piuttosto un errore grossolano: immaginare cioè che di fronte alla pandemia, si possano prendere provvedimenti ad regionem. La questione è nazionale e se si decide che tutti devono stare a casa, devono farlo tutti. In gioco non c’è soltanto la salute del Paese ma la tenuta come comunità. Il calcio deve osservare scrupolosamente questo principio”.

Alle tre date del 3, 10 e 17 maggio per vedere il pallone di nuovo rotolare, Gravina ne aggiunge un’altra: “Andrebbe bene anche il 20 maggio, valutando la ricaduta sul calendario internazionale. È la mia, la nostra, speranza: significherebbe avere la possibilità di rialzare la serranda del calcio italiano e offrire al Paese la spinta emotiva per recuperare il senso della vita normale”.

Per Gravina bisogna tornare a giocare, proprio per evitare ricadute economiche sui club del nostro paese: “A dire il vero non dormo la notte per le sorti del calcio italiano che è un’industria del Paese con un indotto di molti miliardi. Mi preoccupa il futuro di tutte le componenti, dilettanti compresi. Il calcio chiederà provvedimenti che potrebbero non avere impatto sulle casse dello Stato”.

Infine, sui tagli degli stipendi dei calciatori: “Sul tema bisogna muovere rispondendo a un interrogativo: avete a cuore la tenuta del sistema calcio? Bene: poiché stiamo attraversando un’emergenza storica, una crisi mai vissuta prima se non durante la seconda guerra mondiale, la realtà esige provvedimenti che rispondano ai criteri della solidarietà e della sopravvivenza del calcio. Le resistenze, in materia, non sono consentite”.

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