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Sivazlian (Le Figaro): “Franck, che campione! Media francesi interessati a lui per questioni extra campo”

Franck Ribéry ha comunicato il suo addio al calcio giocato (clicca qui per leggere l’articolo e per i video). Il francese stava lottando da settembre contro alcuni fastidi che aveva al ginocchio ma non lascerà Salerno ed entrerà nello staff di Nicola. «Il pallone si ferma. Le emozioni dentro di me, no». Con questa frase Ribéry ha annunciato tutta la sua emozione a mezzo social.

Ribéry e l’opinione francese

FR7 è in Italia dal 2019 grazie all’ingaggio da parte della Fiorentina con cui, fino al 2021, ha collezionato 50 presenze e 7 reti prima di approdare a furor di popolo all’ombra dell’Arechi. Che fosse un prestigio per il nostro campionato è un dato di fatto, visto che all’aeroporto di Firenze-Peretola fu accolto da circa 400 tifosi viola. Di tutt’altro avviso, invece, alcuni media francesi, secondo il collega del prestigioso quotidiano transalpino Le Figaro, Théo Sivazlian.

Ribéry è l’esempio di chi non ha mai smesso di credere in qualcosa, l’esempio che da bambini, anche in situazioni difficili, ognuno è libero di sognare: cosa rappresenta per te?

«Ribéry non era il mio idolo quando ero piccolo, ma l’ho sempre rispettato e l’ho sempre trovato molto forte. La sua forza caratteriale nel raggiungere il professionismo, lui, l’adolescente di origine popolare a Boulogne-sur-Mer, nel nord della Francia, è qualcosa di toccante e coinvolgente. Avere una così grande longevità in un club come il Bayern è impressionante, non è da tutti. Ci sono molti che dicono che in Baviera avrebbe dovuto e potuto vincere il Pallone d’Oro nel 2013; devo ammettere che lo penso anche io».

Ben 81 presenze e 16 reti con la maglia della Nazionale mentre, tra le squadre in patria, il Marsiglia gli ha regalato 89 presenze e 18 reti: cosa rappresenta quindi Ribéry per la Francia, i francesi e soprattutto per il Marsiglia?

«Franck Ribéry rappresenta uno dei più grandi giocatori che il nostro Paese abbia conosciuto negli ultimi anni, soprattutto prima dell’emergere della generazione vincitrice della Coppa del Mondo nel 2018. Il problema è che il pubblico non ha ben presente la sua immagine di giocatore, ma quella di un uomo che è stato protagonista di varie storie extra sportive che hanno fatto tanto discutere in Francia: lo scandalo Zahia nei primi anni 2010, il suo ruolo nel fiasco di Knysna ai Mondiali in Sud Africa, dove i Blues furono eliminati al primo turno, il suo rifiuto a volte di cantare la Marsigliese, il nostro inno nazionale. È forse apprezzato e considerato di più all’estero che nei nostri confini. La sua permanenza a Marsiglia, però, tra il 2005 e il 2007, ha lasciato ottimi ricordi a tutti i tifosi, me compreso. Avremmo voluto che tornasse qui dopo il Bayern Monaco, ma ha scelto l’Italia e capisco perfettamente questa decisione».

Come è stata presa la notizia del suo ritiro dal calcio?

«La sua immagine in Francia credo sia  offuscata. Per un giocatore della sua caratura, leggenda soprattutto del Bayern, avrebbe meritato ovazioni e ammirazioni dovunque per quanto dimostrato sul campo. Il contorno “non sportivo” ha però preso il sopravvento e alcuni media nazionali francesi si sono interessati a lui più per fare notizia, a parte L’Equipe, che per l’addio al calcio di un conterraneo. C’è da ammirarlo per un motivo: nel campionato italiano ha mostrato la sua professionalità e la sua voglia di aiutare a tutti i costi la Salernitana nella sua folle operazione salvezza portata a termine l’anno scorso e che possa arrivare anche quest’anno. Ha preferito questo, invece di andare a staccare un grosso assegno nei campionati dei Paesi del Golfo. Ecco, questa mentalità ha fatto “notizia” come il suo amore per il calcio».

La Salernitana ha fatto acquisti in Francia durante il mercato, Bronn, Sambia e l’attaccante di vecchia conoscenza della Ligue 1, Dia: come giudichi questi giocatori?

«Mi ha sorpreso che la Salernitana sia venuta a fare mercato in Francia quest’estate. Sembrava il Newcastle di una volta, con Ben Arfa, Cabaye e Yanga-Mbiwa. Li ritengo sicuramente acquisti intelligenti fatti dal vostro direttore sportivo, con giocatori abituati a giocare in un campionato molto fisico come la Ligue 1. Le poche mancanze tattiche potrebbero essere cancellate grazie al loro margine potenziale: Sambia, ad esempio, è stato a lungo inseguito dall’Olympique de Marseille un anno fa; Bronn è stato uno dei pochi a salvarsi con il Metz, da quando è retrocesso in Ligue 2 ed è un titolare della nazionale tunisina; Dia ha solo 25 anni, è nazionale senegalese ed esce da un’esperienza al Villarreal importante che lo farà crescere ulteriormente. Per numero e qualità, la forza della Salernitana è attrezzata al meglio in questa stagione per mantenere la categoria senza troppa paura, anche se la lotta salvezza in Italia è sempre dura e difficile».

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