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Spadafora al Senato: “Allenamenti dal 18, ripresa del campionato se ci saranno condizioni”

Prudenza e speranza. Due parole chiave nel lungo discorso che questa mattina Vincenzo Spadafora ha tenuto nelle aule del Senato. Il ministro dello Sport e delle Politiche giovanili è intervenuto con un’informativa urgente per fare il punto e aprire, seppur molto cautamente, alla ripresa del campionato. “Se ci sarà una successione ordinata di azioni e protocolli che avranno garantito sicurezza per tutti, allora si potrà riprendere”, ha detto Spadafora che parte subito sul mondo del calcio prima poi di discutere anche degli altri sport.

Un lungo discorso che punta a confermare l’intenzione del Governo di muoversi con cautela, ma che riconosce l’importanza del calcio dal punto di vista economico e la necessità di riprendere il campionato. O quantomeno provarci: “Si sono fermate tutte le competizioni e le attività sportive di ogni tipo e ogni genere – l’esordio di Spadafora – Fin dall’inizio ho mantenuto rapporti constanti con tutti gli organismi sportivi, il Coni e tutte le Federazioni, le società e le associazioni dilettantistiche: tutte le realtà che potessero darci percezione di quello che accadeva nel paese. Ieri ho partecipato a una giunta straordinaria del Cip e lo farò domani a una del Coni. Mi sono tenuto in contatto con i ministri degli altri paesi europei. Che fosse necessario fermarsi lo abbiamo capito da alcuni rinvii simbolici, come lo Olimpiadi, il Giro di Italia, gli Internazionali di Tennis, l’inaugurazione di Euro 2020”.

E allora, ecco il punto focale. Il futuro del calcio: “La linea del governo è stata di prudenza e di tutela della salute per tutti. Le immagini delle persone portate via dall’epidemia ritornano nella mente di ciascuno di noi. Abbiamo proceduto con prudenza alla riapertura del mondo sportivo: Il 4 maggio il via all’attività motoria e sportiva, un segnale importante, ma anche via agli allenamenti agli sport individuali. Abbiamo lavorato per dare una risposta a tutto il mondo dello sport, anche se l’attenzione si è concentrata sul calcio. Sono pienamente consapevole dell’importanza non solo sociale che c’è sul calcio, sarebbe paradossale se non riconoscessi il mondo del pallone anche dal punto di vista economico. Ho trovato però eccessivo l’inasprimento del dibattito politico e mediatico, incomprensibile agli occhi di milioni di italiani. Ieri sono arrivate le valutazioni del cts sul protocollo proposto dalla Figc per la ripresa degli allenamenti, sono osservazioni numerose e ne cito tre: il cts chiede che nel caso emerga un positivo tutta la squadra sia messa in quarantena; obbligo ai medici delle singole società di assumere responsabilità nel rispetto del protocollo; attenzione sull’enorme numero di tamponi richiesti non vadano a impattare sulle esigenze di tutti gli altri cittadini. Le osservazioni formulate dal cts saranno prese in considerazioni dalla Figc che riadatterà il protocollo per consentire la ripresa degli allenamenti dal 18 maggio. Resterà la necessità di definire la riapertura del campionato. Se riprenderà lo farà perché ci sarà una successione ordinata di azioni e protocolli che avranno consentito di riprendere il campionato in sicurezza per tutti coloro che sono coinvolti nel monto. Non era possibile decidere soltanto per fretta irresponsabile: un’incertezza che ha caratterizzato tutti i paesi. Tutti i paesi Europei hanno rinviato questa decisione per analizzare la curva dei contagi e capire cosa fare per riaprire il campionato in sicurezza”.

Quindi, la conclusione: “Anche gli stessi presidenti hanno cambiato spesso opinione, così anche i giornalisti: noi con coerenza abbiamo mantenuto la stessa linea di prudenza. Mi è stato fatto un paragone chiedendomi perché se una cassiera risulta positiva non si chiude il supermercato. Facile, nel supermercato è possibile mantenere distanziamenti e utilizzare protezioni, nel calcio non è possibile. Sottovalutare questo problema ha portato alla quarantena di diversi calciatori: quello che vorremmo è evitare di doverci ritrovare in questa situazione. Siamo tutti consapevoli che la necessità per il calcio di terminare il campionato nasca da ragioni sportive e ragioni economiche, come i diritti televisivi che mantengono attivo tutto il sistema”.

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